Il falso ego contro il vero ego
Il falso ego contro il vero ego
di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada
C'era una volta una grande battaglia tra gli esseri celesti e i demoni. Quando i semidei finalmente sconfissero i demoni, divennero estremamente felici. In realtà, i semidei erano stati vittoriosi sui demoni grazie al potere della Sakti di Bhagavan, ma i deva dimenticarono tutto questo.
Dimenticarono che il loro potere gli fu misericordiosamente concesso da Bhagavan, e all'interno delle loro menti cominciarono a pensare di aver vinto la battaglia grazie alla loro forza e alla loro esperienza. Orgogliosi del proprio valore, iniziarono ad accettare per se' stessi il rispetto e le lodi del popolo.
Bhagavan, che era ben consapevole della stupidità nella quale gli esseri celesti stavano cadendo, apparve davanti a loro in una forma mascherata per fare in modo di rimuovere il loro orgoglio. E infatti, quando gli esseri celesti videro Bhagavan in piedi davanti a loro sotto mentite spoglie, non avevano idea di chi fosse. Pertanto, chiesero consiglio ad Agni, il dio del fuoco.
"Chi è questa personalità rispettabile in piedi davanti a noi" chiesero i Deva. "Per favore, và da lui e scopri chi è."
Così Agni avvicinò quella grande personalità.
Lo straniero, che in realtà era Bhagavan sotto mentite spoglie, gli chiese: "Chi sei"
"Io sono Agni, la personificazione del fuoco," rispose Agni.
"Quale potere hai" Chiese il forestiero.
"Sono in grado di trasformare in cenere ogni cosa sulla terra, all'interno di un singolo muhurta (48 minuti)," rispose Agni.
Lo straniero mise un filo di paglia di fronte ad Agni.
"Brucialo", disse lo sconosciuto.
Così Agni si avvicinò al filo di paglia e cercò di usare il suo potere per bruciarlo. Ma in qualche modo, nonostante avesse concentrato tutta la sua potenza sul filo di paglia, non riusciva a bruciarlo. Agni tornò dagli altri esseri celesti e parlò loro.
"Non riesco a capire chi è questa grande personalità", ammise.
Così i semidei inviarono il potente dio del vento, Vayu, per scoprire chi era la grande personalità. Vayu si avvicinò allo straniero, che in realtà era Bhagavan sotto mentite spoglie, e come prima, lo straniero gli chiese: "Chi sei tu"
"Io sono Matarisva," rispose Vayu, "il dio del vento."
"Quale potere hai" Chiese il forestiero.
"Posso portare via qualsiasi oggetto sulla faccia della terra", rispose Vayu.
Lo straniero, che era effettivamente Bhagavan, mise un filo di paglia di fronte a Vayu e gli chiese di portarlo via. Vayu utilizzò tutto il suo potere per portare via il filo di paglia, ma non riusciva nemmeno a spostarlo di una punta di un capello. Così anche Vayu, tornò dai Deva e parlò loro.
"Anch'io non riesco a capire chi è questa grande personalità", ammise Vayu.
I Deva infine inviarono Indra, il loro Re, per scoprire l'identità di quella grande personalità. Ma quando Indra gli si avvicinò, lo straniero scomparve. Improvvisamente, la bellissima Uma Devi apparve nel cielo. Quando Indra la vide, si avvicinò e le chiese: "Chi era quella grande personalità"
Uma Devi rispose: "Era Parabrahma, la Verità Suprema e Assoluta. La vostra gloriosa vittoria sui demoni è stata possibile solo grazie alla Sua grandezza. La Sua sakti è la fonte della vostra Sakti. Se avesse ritirato il Suo potere, tutti voi sareste diventati completamente inutili. Qualunque sia la capacità, la competenza, il coraggio o l'eroismo che si possiede, Parabrahma è l'unico padrone di ogni qualità e l'origine di tutto. Egli è il controllore di tutto e voi siete controllati, ovvero subordinati. Quando si inizia a credere che si sta attuando tutto grazie alla propria sakti, Egli immediatamente ritira la Sua sakti ".
Se qualcuno non riesce a riconoscere e onorare la Sakti del guru e di Bhagavan, e vuole invece rubare l'adorazione, il profitto e il prestigio, che in realtà sono eternamente diretti a Loro, allora Sri Hari, Guru e Vaisnava tolgono tutte le capacità che quella persona possiede.
Solo quando la jiva impegna tutta le sue abilità e competenze nel servire Sri Hari, verrà illuminato dalla luce della misericordia di Sri Hari, guru e Vaisnava. D'altra parte, quando la jiva impegna le sue abilità nel favorire la sua vanità o a causa dell' invidia o cattiveria nei confronti Sri Guru e vaisnava, garantisce inevitabilmente la sua completa distruzione. Il solo e originale fondamento di tutte le forme di Shakti è Paramesvara, il Signore Supremo. Pertanto, tutta la ricchezza, le donne, il guadagno, l'adorazione e gli onori sono destinati a Lui soltanto.
pratisthasa-taru, Jada-maya-maru,
napela 'Ravana' yujhiya 'Raghava'
vaisnavi-pratistha, tate Koro nistha,
na taha bhajile labhibe raurava
(Vaisnava ke, di Srila Sarasvati Thakura Prabhupada)
(Il desiderio di ricevere gloria e adorazione è come la visione di un albero in un miraggio nel deserto dell'illusione materiale. Il demone Ravana - che era l'incarnazione della lussuria mondana - non era in grado di raggiungere questo albero nonostante la lotta con Sri Ramacandra - l'incarnazione del puro amore. In altre parole, Ravana ambiva alla posizione di Rama, che è il Signore di tutto. O mente, che la tua determinazione sia risoluta per raggiungere la gloria che è naturalmente insita in un vaisnava - vale a dire, essere situato perfettamente come l'eterno servitore di Sri Krishna. Se trascuri di adorare il Signore da questa posizione, allora raggiungerai inevitabilmente un'esistenza infernale.)
Ravana era così accecato dalla sete di prestigio che voleva acquisire la posizione di Bhagavan Stesso, Sri Ramacandra. Ravana combattè contro Bhagavan, perché pensava di poter addirittura sostituire il Signore Supremo, tale era la sua arroganza. Ma raggiungere tale onore non era nel suo destino, perché venne distrutto.
Quando la jiva ignora la sakti di Bhagavan, e crede solo nella sua esperienza e abilità personale, tale distruzione è la sua unica ricompensa. Quindi, tutto il guadagno, l'adorazione e il rispetto devono essere offerti ai piedi di loto di Sri Hari, guru e Vaisnava; queste cose non sono appropriate per noi stessi. Quando la jiva sa di essere il servitore del servitore di Sri Krishna, e impegna tutto il profitto e l'adorazione al servizio di Sri Guru, Vaisnava e Bhagavan, allora potrà utilizzare correttamente la sakti che Paramesvara gli ha dato.
La morale di questa storia delle Upanisad è che si deve rinunciare alla concezione arrogante 'Bada Ami' - la convinzione di pensare: 'Io sono grande', 'Io sono potente'. In altre parole, bisogna abbandonare il falso ego che ci fa credere 'Io sono colui che agisce', 'Io sono colui che gioisce di ogni cosa', 'Io posso fare tutto con le mie forze'. Invece, si deve abbracciare il vero ego, ovvero la concezione di 'Bhalo Ami' - pensare: 'sto bene'. In altre parole, si dovrebbe riflettere come segue:
"Io sono un'entità vivente insignificante; l'eterno servitore del servitore di Sri Hari, guru e dei vaisnava. Solo la loro misericordia è la mia forza. Essi sono di fatto chi agisce, e io sono semplicemente il loro strumento. "
Dobbiamo sempre nutrire nel nostro cuore il sentimento giusto e onesto 'Bhalo Ami'. In effetti, il sentimento indipendente e arrogante della jiva è in realtà il suo falso ego, o la concezione di essere grande e importante - cioè, 'Bada Ami'. Viceversa, l'aspirazione sincera della jiva volta ad ottenere la misericordia, congiunta agli sforzi per correggere se stessa pur rimanendo eternamente subordinata alla disciplina della guruvarga, è il vero ego - vale a dire, 'Bhalo Ami'.
Tradotto da Rays of The Harmonist
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