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Dialogo tra un maulvi e un vaisnav
Dalla rivista 'Raggi di Armonia Vol " N.1 Marzo 2001 Dialogo tra un Maulvi e un Vaisnava Pubblicato per la prima volta nel numero di aprile 1931 dell'Harmonist.
Il titolo originale di questi articoli era "Un Discorso Con Un Maulvi". Vedere gli armoniosi accordi tra il Vaisnavismo (talvolta chiamato Induismo dai Cristiani e dai Musulmani) e l'Islam dà fresche speranze che le differenti religioni possano vivere in modo cooperativo e pacifico, fianco a fianco, con tolleranza religiosa. Un "vero indù" è un "sincero seguace dei Veda".
Indu: Non puoi dire che la verità rivelata nella Bibbia non sia superiore a ciò che è rivelato nel Corano; e inoltre che ciò che è rivelato nel Bhagavata non sia la conoscenza suprema.
Maulvi: Ma Hazrat Maometto fu l'ultimo ed il più grande dei Nabi. I: Può darsi che sia stato l'ultimo, tuttavia può darsi che non sia il più grande. E potrebbe anche essere stato il più grande, senza tuttavia insegnare la conoscenza più elevata. Quali insegnamenti proporrà un professore di fronte ad una classe di allievi che non sono a conoscenza dell'alfabeto L'ordine cronologico nell'avvento dei profeti non crea la differenza nella qualità dei loro insegnamenti. Quest'ultimo fattore differisce a seconda delle capacità dell'istruito. La storia mostra che quando gli Ariani indù già recitavano gli inni del Rg-Veda, il resto dell'umanità era ancora in fasce relativamente alla crescita spirituale. Gli storici datano questo al 4000 a.C. ma gli esperti di astrologia lo retrodatano fino al 10.000 a.C. Evidentemente queste due categorie di esseri umani hanno bisogno in ogni epoca di specifici insegnamenti per la loro crescita spirituale. Non si può servire lo stesso piatto ad un adulto e ad un infante. Poichè apparso in epoca così relativamente recente come è il VII secolo d.C., Maometto ha avuto a che fare con una classe di persone che si trovavano ad un certo livello di evoluzione spirituale. Si trattava di adoratori di idoli, di persone che deificavano la materia, che adoravano Lat, Monat e Gora come loro divinità originali, giungendo ad annoverare ben trecentosessanta distinti idoli. Essi osservavano un lutto nazionale se, accidentalmente, una qualsiasi parte di uno di questi idoli si rompeva. Riconoscevano più di qualsiasi altra cosa la forza bruta. Erano divisi in differenti tribù e queste tribù erano sempre in lotta tra di loro. Quando Maometto cominciò a predicare essi si levarono con fermezza in difesa delle loro tradizioni e cominciarono a cospirare per porre fine alla sua vita. Maometto allontanò il pericolo impugnando la spada. Fu una necessità. Ciò che Cristo fece attraverso l'amore e la sofferenza, Maometto l'ottenne attraverso l'amore e la violenza. Grazie alla spada egli diede loro la pace e con la spada i suoi seguaci la mantennero. Ancor oggi nella società maomettana prevale l'usanza di punire un crimine sociale con il metodo della pubblica fustigazione. E' opinione di molti che la spada acuisca la tendenza a violare la pace. Alzando la spada si suppone si infranga la pace. La spada, inoltre, pur punendo il crimine, ne lascia intatta la causa. L'amore sofferto può anche rimuovere la causa e stimolare amore in cambio: si ha così la vittoria della forza dell'anima sulla forza fisica. L'amore si manifesta in un'anima nella sua piena consapevolezza spirituale. Tutti, nella loro relazione con Dio, diventano gli oggetti dell'amore di una tale anima. Non si può dire che Cristo abbia avuto successo tra la gente di Israele, Maometto fu più fortunato con il popolo vicino, gli Arabi. Mentre il secondo raggiunse la sua meta facendo sanguinare i suoi nemici sotto la sua morsa, il primo dette la sua vita sulla croce con un'ammonizione non per questo meno potente: "Padre, perdona loro perchè essi non sanno quello che stanno facendo." Cristo morì, e con Lui morirono tutti coloro che l'amarono. Essi morirono nel corpo per vivere nello spirito. "Perchè" disse S. Paolo, "l'amore di Cristo ci ha obbligato; poichè noi giudichiamo che se qualcuno muore per tutti, vuol dire che coloro che vivono non devono più d'ora innanzi vivere in sè stessi, ma vivere in lui che morì per loro e poi risorse." I seguaci di Maometto volevano vivere nel migliore dei modi anche nel loro corpo materiale. "Lottate" dice Maometto, "in nome di Allah, contro coloro che combattono con voi. E uccideteli ovunque li troviate e scacciateli da dove essi vi hanno scacciato." (C. 11, 190-191). Maometto consigliò ai suoi seguaci: "Opponetevi al male: dovete amare il vostro vicino e odiare il vostro nemico." Mentre Cristo consigliò i suoi seguaci in un modo diverso senza però contraddire ciò che Maometto disse: "Non opponetevi al male: amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano e pregate per coloro che malignamente vi usano e vi perseguitano. Che possiate essere i figli di vostro Padre che è in cielo."
M: Vorresti dire che Hazrat Maometto erroneamente fraintese delle azioni fisiche per delle verità spirituali
I: Non dico questo. Egli non avrebbe potuto fare un tale errore. Egli non fece ricorso alla spada come ad un metodo per predicare la sua fede. Fu per lui una necessità combattere contro coloro che vennero impugnando le spade per scacciare e uccidere i Musulmani. Egli non combattè per la conversione nè per il bottino, bensì "per mettere fine alla persecuzione e stabilire la libertà religiosa". Considerandolo da questo punto di vista, fu una necessità. Egli dovette trattare con le persone in un modo ben differente da come si trovò a trattare Cristo. Il vangelo d'amore di Cristo, nella forma da lui presentata, non avrebbe avuto alcuna possibilità di successo con quella gente che non capiva nient'altro che la forza fisica, e considerava la prosperità materiale un emblema di potenza spirituale. Sebbene i seguaci di Maometto all'inizio, dovuto all'inferiorità numerica, fossero esitanti a rischiare la loro vita in una battaglia di fronte un più gran numero di ben armati nemici, Maometto li esortò a combattere come ordinato da Allah. Egli dice : "Vi si comanda di combattere, il che non vi è gradito; può darsi che non vi piaccia qualcosa che invece è favorevole, mentre amate una cosa per voi nociva; Allah sa tutto ciò, mentre voi lo ignorate." (C. 11, 216) Nella mano di Maometto la spada fu come la verga magica di Mosè. Egli compì miracoli nelle battaglie. Con 313 uomini mal equipaggiati ed inesperti, sconfisse a Badr una grande armata ben addestrata e ben equipaggiata composta dai Quaraish della Mecca. La gente cominciò ad affluire nel suo campo. Era più l'amore per la battaglia e per il bottino che non la fede in lui, che attrasse queste persone in così gran numero. L'Islam cominciò a manifestarsi più come un potere che come una fede. Subito dopo la scomparsa di Maometto i suoi seguaci cominciarono a incutere terrore nel cuore di tutti con il loro grido 'Allah ho Akbar!' che perdendo tutto il suo significato spirituale divenne semplicemente un grido di guerra. Il vasto territorio che si estende dalla Spagna a occidente, fino alla Birmania a oriente, avvertì il peso delle loro armi. Si attuarono molte conversioni forzate e furono commesse molte abominevoli atrocità in quel periodo. Tutto ciò era contrario al Corano e al pio desiderio del profeta, infatti il Corano dice: "Combatti per Allah coloro che combattono contro di te, ma senza eccessi; sicuramente Allah non ama coloro che superano i limiti. Uccidili ovunque tu li trovi, e scacciali da dove essi ti hanno scacciato. Ma se essi desistono anche tu devi desistere. Combatti finchè cesseranno le persecuzioni; ma se essi desistono allora devono terminare le ostilità tranne per gli oppressori." (C. 11.190-193) Contrariamente a tutte queste chiare ingiunzioni del Corano, essi cominciarono a combattere in modo aggressivo contro tutte le nazioni vicine. Invece di combattere seguendo Allah essi cominciarono a combattere a modo loro. Combatterono queste guerre come jehad, creando indicibili sofferenze a milioni di persone inermi o mal difese, di certo non aggressive. Maometto combattè "per mettere fine alla persecuzione e stabilire la libertà religiosa", ma i suoi seguaci combatterono e stabilirono l'intolleranza religiosa. Essi erano, di fatto, temuti ed odiati dappertutto, non certo amati, sebbene essi stessi tenessero in grande stima tutti i loro successi militari come emblema di progresso spirituale che li avrebbe condotti al paradiso. Infatti, per molti dei suoi seguaci, il vangelo d'amore che Maometto voleva predicare andò interamente perduto. E' ora molto difficile determinare se l'Islam come fu praticato dalla maggior parte dei re e dei conquistatori, si possa definire "edificatore di pace" o "distruttore di pace".
M: Non preoccuparti dei cattivi seguaci. Esaminando la religione di quel particolare ramo dei suoi seguaci non puoi arrivare a conoscere la religione del profeta. Riguardo alle reali credenze dei differenti profeti, penso non si possa dire in maniera certa e definitiva che fossero in questo modo o nell'altro.
I: E' certamente vero che si riconosce un albero dai suoi frutti. Non puoi negare che l'intera nazione mostrò questo tipo di mentalità. Ed essi non poterono abbandonare la spada che Maometto, sotto la spinta di certe circostanze, consigliò loro di usare. Quando un qualsiasi guerriero Musulmano commetteva un'atrocità, l'intera nazione l'acclamava. Mi basta che tu ammetta che i seguaci di Maometto deviarono non appena egli scomparve. Essi combatterono in modo aggressivo contro gli Indù e i Cristiani, demolendo i loro templi e le loro chiese e costruendo al loro posto delle moschee. Sei pronto a definire tutte queste attività non-islamiche Posso darti degli esempi tratti dalle nostre scritture di come i profeti diano differenti insegnamenti a seconda dei tempi. Nelle nostre scritture il Signore Buddha è stato descritto come una manifestazione plenaria di Vi߆u. Si dice che abbia predicato una religione senza far nessun riferimento ai Veda. Questa è la visione degli stessi seguaci del Buddha in quel periodo storico. Perchè Gli Indù di quel tempo interpretavano male gli insegnamenti dei Veda e inondavano i loro altari con il sangue degli animali. Nessun tipo di religione può dirsi elevata se non si preoccupa di salvaguardare le vite degli esseri anche di ordine inferiore. La macellazione di animali, sia essa eseguita per procurarsi cibo o come sacrificio religioso, è abominevole. L'India intera divenne Buddhista. Non c'era più nessun altare per ricevere il sangue degli animali e nessuna casa dove si cucinasse delle carne o del pesce. Avendo così ottenuto l'obiettivo per cui era venuto, Egli se ne andò. La gente, tuttavia, non potè rimanere a lungo senza un Dio da amare. Sankaracarya, che è il signore Siva stesso, apparve in quel momento su ordine di Visnu. Egli indicò il modo di investigare sulla verità con l'aiuto delle scritture. La gente ricominciò ad adorare i Veda e l'India si liberò così del Buddismo. Dovremmo ora ritornare al Buddismo No di certo, perchè in questo caso regrediremmo. Ciò è proibito anche dalle nostre scritture. Allo stesso modo un seguace dell'Islam, volendo seguire Maometto e rispettare il Corano, non deve combattere in modo aggressivo, nè incoraggiare gli altri a combattere con il pretesto di una guerra santa, jehad. Chiunque si comporti così ha solo una lealtà verbale verso gli insegnamenti del Corano. Allo stesso tempo non c'è nulla di male se qualcuno pensa che una particolare forma di adorazione rivelata sia la migliore, se poi la segue fedelmente. Ma egli finisce certamente per commettere un'offesa imperdonabile quando pretende un'accettazione generale della sua fede. Ciò è sbagliato perchè, come ti ho già detto, ci sono diversi tipi di persone dovuto ai diversi gradi di realizzazione spirituale. Gli insegnamenti apparentemente differenti dei vari profeti in realtà non divergono nei loro principi fondamentali. Dopo aver ricevuto un sufficiente grado di cultura spirituale dovremmo vedere tutte queste differenti religioni riconciliate tra loro. Dovremmo allora considerare possibile che un Indù, un Cristiano e un Maomettano si stringano l'un l'altro la mano. Per quanto i profeti appaiono in tempi e luoghi differenti, nessuno viene per annullare gli isegnamenti dell'altro. Anzi, praticamente uno predica la dottrina di quelli che sono venuti prima di lui e che verranno dopo di lui. Perciò nell'Ampara, nel sura baiena, abbiamo due ayat: '2 Rasulam sinallahe italu suhufan motaha-haratan fiha kutubun, kaiimaha. 3 Ama takar chakal Lajina ootul kitaba illa mimbade ma ja-at homol bai-illaha'. Questo è il loro significato: "Colui che è mandato da Dio recita tutti i testi sacri in cui sono contenute solide verità." Nel capitolo 2, verso 136 è stato formulato in modo imperativo che il battesimo islamico richiede di credere in tutti i profeti del mondo. Citiamo qui di seguito il verso nella traduzione di Maulvi Muhammad Alì, M.A., LL.B.: "Ripeti: noi crediamo in Allah e (in) ciò che ci è stato rivelato, (in) ciò che è stato rivelato ad Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e alle tribù, e (in) ciò che è stato dato a Mosè e a Gesù, e (in) ciò che è stato dato ai profeti dal loro Signore, noi non facciamo nessuna distinzione tra nessuno di loro, e a Lui ci sottomettiamo." Con "profeti dal loro Signore " egli vuole farci capire "profeti del mondo, profeti di tutte le nazioni e di tutti i tempi." Evidentemente non rispetti sufficientemente il tuo profeta se disonori gli altri. Disonori il Corano se non rendi onore alla Bibbia e al Bhagavatam. Sono tutti Suoi profeti e Suoi libri. L'imperfezione che vedi nel Cristianesimo di fatto non è un'imperfezione. Nel concetto di Dio 'padre' del Cristo, non dobbiamo vedere una relazione basata su carne e sangue. Non si stabilisce questo tipo di relazione in quel luogo di coscienza spirituale nel quale vive il Cristo. Le cose del piano spirituale non devono essere confuse con quelle del piano fisico, per quanto siano espresse in un linguaggio umano. Nel primo caso lo spirito risponde allo spirito, ma nell'altro la relazione è possibile solo attraverso l'intervento della materia. La materia non è mai santificata in spirito nè lo spirito degradato in materia. Lo spirito discende all'interno della materia, ma non deve mai essere designato sulla base della carne. Commette peccato chi giudica un profeta sulla base della carne. Quando la gente fece riferimento al Cristo come al figlio di Davide, Cristo disse: "Come può allora Davide, nello spirito, chiamarLo Signore " Il Signore disse al mio Signore: "Siedi alla Mia destra, fino a che non farò dei tuoi nemici il tuo poggiapiedi. Poichè Davide Lo chiama Signore, come può Egli essere anche suo figlio" Qualsiasi filosofia teista deve ricercare la relazione tra anima e anima e tra l'anima e Dio. La prima è automaticamente stabilita quando si stabilisce la seconda. "Ama i tuoi fratelli perchè siete figli dello stesso padre." Cristo non solo designò se stesso come figlio di Dio, ma designò tutti come tali. Se ami Dio come Padre, devi amare tutti come tuoi fratelli. Se Lo ami come il creatore, devi amare tutto ciò che è stato creato da Lui. Se Lo ami come il Signore, devi amare tutti come Suoi servitori. Certamente l'amore dimostratoGli come padre è molto più intenso di tutto il resto...
Il concetto vedico di Dio come "figlio" pone l'amore su basi ancora più elevate. In tutte le fasi esposte in precedenza, l'amore è controllato dal timore di una punizione e dalla speranza di un premio. Se non agisci come ti è stato ordinato di agire, sei destinato all'inferno o dojak, e viceversa se ti attieni alle ingiunzioni sei elevato al paradiso o behest. All'inferno i non-credenti sono trasformati, insieme alle pietre, in combustibile per il fuoco. (C. II, 24). In paradiso i credenti avranno dei giardini che abbondano di bellissimi fiumi e giovani ragazze per mogli. (C. II, 25). Ciò segna lo stadio iniziale del servizio a Dio. Il vero servizio non si manifesta in questa fase. La paura della punizione e la speranza della ricompensa mantengono il servitore sulla via. Egli si trattiene dal commettere errori, e questo è tutto. Qualsiasi piccolo servizio egli cerchi di compiere in questa fase è, perciò, a mala pena spontaneo. E lo fa più per il proprio benessere che per il piacere del suo Signore. Nell'affetto di Nanda per Krishna non c'è egoismo, non ci può essere nessuna traccia di egoismo. L'amore a questo livello è spontaneo, e poichè l'elemento paura, che sorge in modo naturale dall'idea di grandezza dell'oggetto dell'amore, è interamente assente in questo stadio, l'amore si esprime veramente nella sua pienezza quando non è disturbato da ciò . Non avendo nulla da temere o da sperare dal figlio, il servizio del padre è spontaneo e completamente disinteressato. Egli si prende cura del suo Signore, ma senza aspettarsi nulla in cambio da Lui. Egli deve servirLo. Non importa se sarà mandato all'inferno o in paradiso. Egli Lo serve, e questo è tutto. Questo grado di servizio maturo non si realizza a meno che il Signore non Si situi in una posizione molto inferiore a quella del Suo servitore. E' un eccezionale trionfo per il servitore, uno speciale trionfo dell'amore, in cui il Signore Supremo, per compiacere il Suo servitore, si pone a quel livello per accettarne il servizio. C'è un Nanda, ma anche innumerevoli altre anime che ricevono il privilegio di servirLo. Chiunque raggiunga questa elevazione spirituale è illuminato sulla vera natura dell'amore di Nanda per suo figlio ed ha il privilegio di sperimentare il vero affetto paterno verso Krishna, senza identificarsi con Nanda o con Ya‡odå. Vi sono innumerevoli persone che come controparti di Nanda all'interno di quel piano spirituale che è stato designato nelle nostre scritture col nome di Vraja Dhama, condividono l'amore di Nanda per Dio. Persino qui sulla Terra ci possono essere delle persone che hanno ottenuto la visione di Dio come figlio di Nanda. Il Signore Supremo appare nella loro mente come l'amato figlio di Nanda, nell'aspetto del bellissimo pastorello Krishna. Quando Krishna vuole manifestarSi sulla Terra, appare sempre nella famiglia di Nanda o Vasudeva. E' un errore, però, supporre che Egli nasca nel senso fisico del termine. Nessun ventre terreno può contenerLo in sè, ma il fatto che Egli sembri appena nato, non è una semplice allucinazione. Vedendo ciò riscontriamo veramente che è un evento divino. In realtà noi non conosciamo propriamente le vie del Signore nella loro completezza, e non possiamo conoscerle eccetto che per Sua grazia. La Sua nascita non è una nascita nel senso mondano, quindi pur nascendo Egli non muore. Nella Gita (4.9 e 9.11) Krishna dice: "La Mia nascita e le Mie attività sono tutte trascendentali. Coloro che le conoscono per ciò che realmente sono, tornano da Me. Gli stolti ritengono che Io non abbia una forma e che ho assunto questo aspetto temporaneamente. Essi non sanno che Io, in questa forma, esisto eternamente. Io semplicemente manifesto la Mia forma su questa Terra." Il Signore Supremo non appare nella forma umana solo per permettere ai Suoi servitori di essere in comunione con Lui. Coloro che sono capaci di stare in comunione con Dio Lo vedranno nella Sua forma personale sia che discenda su questa Terra sia che rimanga oltre la conoscenza dei mortali nella Sua eterna dimora di Vaikuntha. Krishna può anche essere tra di noi nella Sua forma divina senza che noi riusciamo ad avere una qualche connessione con Lui. Non essendo provvisti di una visione spirituale, non saremo mai consapevoli della Sua completa forma divina. Perciò, vedendoLo, non vediamo Lui. Ciò è dovuto a maya o il potere di illusione che Egli esercita sulle anime condizionate.
M: Dico io, non Gli mettete delle limitazioni quando Gli date una forma e una collocazione in un luogo particolare
I: Al contrario, Lo limitiamo quando Gli neghiamo una forma. Non possiamo nè darGli una forma nè negarGliela. In entrambi i casi ci macchieremmo di speculazione mentale. Il Signore Supremo è quello che è, e non quello che vogliamo noi che sia. Se ha una forma noi non dobbiamo negarla, e se non la possiede, non dobbiamo crearGliene una. Nelle scritture Egli è stato rivelato con una forma. La Sua è certamente una forma trascendentale, composta degli stessi elementi di cui Egli è costituito e, contrariamente al nostro corpo che è qualitativamente differente dall'anima, Lui e la Sua forma sono un tutt'uno, un tutto indivisibile. Non solo Lui ma anche tutti gli esseri angelici che vivono con Lui, hanno tale forma. Nella Bibbia è stato detto che Dio ha creato l'uomo a Sua immagine. Ciò significa che ha una forma umana, ma anche in questa forma è onnipresente.
M: E' molto difficile credere che Egli appaia ai Suoi devoti in una particolare forma. Può anche benissimo essere un'allucinazione.
I: Può anche non essere così. Intendi dire che Hazrat Maometto era preda di un'allucinazione quando sentì l'arcangelo Gabriele parlarGli, quando vide nur elahi (la luce divina) e svenne I dodici discepoli erano forse allucinati quando videro Cristo, Lo toccarono, e parlarono con Lui dopo la Sua resurrezione Erano Mosè, Aronne, Abramo e molti altri dell'Antico Testamento preda di allucinazione quando sentirono Dio parlare da una coltre di nubi Se Maometto fu in grado di vedere nur elahi, Nanda e altri poterono vedere Krishna nel nur elahi. Se lo credi per uno lo devi credere anche per un altro. Se le orecchie L'hanno ascoltato, anche gli occhi L'hanno visto. Naturalmente Egli non può essere percepito da questi occhi o da queste orecchie. Dobbiamo procurarci altri occhi e altre orecchie. Nella nostra ricerca spirituale non dobbiamo adottare il ragionamento che "tanto l'uva non è matura". E inoltre da parte nostra non è questione di percepirLo, ma piuttosto del Suo permetterci di percepirLo. Dobbiamo essere soddisfatti di quel tanto di percezione che Egli, nella Sua infinita misericordia, ci permette di avere. Perciò, fermati pure dove sei, ma non sostenere "fino a qui e non oltre". Ora, per quanto riguarda il fatto che Brahma e Siva partecipano delle stesse qualità divine, le nostre scritture non li considerano uguali a Krishna. Essi sono Suoi agenti. Anche voi credete nell'esistenza di una moltitudine di angeli come Suoi agenti. Brahma e Siva non sono altro che angeli che possiedono in varie misure la potenza divina. Essi eseguono i Suoi mandati, ma non danno corso ad una nuova direzione nelle loro rispettive sfere di attività, nè possono farlo. Il Signore Supremo Krishna delega loro alcuni poteri per abilitarli ad eseguire i loro doveri. Quelle jiva e che, nell'arco di una creazione, si sono mostrate spiritualmente adatte, vengono incaricate, nella prossima creazione, ad occupare il posto di Brahma e Siva. Che c'è di male nel credere nell'esistenza di una tale classe di jiva con delle abilità eccezionali in grado di eseguire il volere del loro Signore Ogni angelo esercita, più o meno, dei poteri divini. Si suppone che Mosè, Cristo, Maometto ne abbiano fatto uso.
M: Questo è il tormento della fede.
I: Proprio così. "Dobbiamo andare avanti con fede e non con la vista." La verifica dei fatti spirituali è impossibile sul piano materiale di coscienza. Sul piano spirituale di coscienza essi sono visti così come la nostra coscienza ci permette. Finchè non saremo provvisti di una visione spirituale, dovremo accettarli così come essi ci vengono rappresentati. Crederemo a quello che ci è stato rivelato e a quello che non ci è stato rivelato. Il tormento della fede è ovunque. Se si applica ad una cosa, dobbiamo applicarlo anche ad un'altra.
M: Abbiamo la ragione. Dobbiamo fare a meno di utilizzarla
I: Ce l'abbiamo, ma fin dove possiamo confidare in essa Possiamo condurre il nostro intelletto in un reame nel quale non può andare Le anime condizionate devono essere guidate da una luce divina. Viene riportato che Maometto abbia detto ai suoi scrivani: "Scrivete quello che vi dico di scrivere, ma non scrivete quello che dico." Perchè Perchè il ragionamento umano è imperfetto e difettoso, mentre quello divino non lo è. Ora, per quanto riguarda il rispetto delle creature di ordine inferiore, i Veda sono i più evoluti di tutti. Essi ci chiedono di avere rispetto per tutte le creature, perchè anch'esse sono anime racchiuse in differenti forme fisiche. In un punto il Corano ci dice di praticare una dieta pura. Ma è in dubbio se ciò escluda la carne e il pesce. Prababilmente Maometto consigliò i suoi seguaci di prenderli come halal o cibo puro. Il sangue, in accordo al Signore Caitanya, è un cibo impuro, e non dev'essere, in ogni caso, assunto come cibo. Una dieta a base di sangue, giustifica la malignità in forma palpabile e rende il consumatore incapace di pensiero spirituale.
M: Grazie. Si sta facendo tardi. Sono molto contento di aver avuto uno scambio di vedute con te. Non ho compiuto nessun studio comparato delle differenti religioni. Ci incontreremo un altro giorno. Ora vorrei chiederti solo una cosa: "Tutti gli Indù interpretano i Veda come te"
I: Anche tu non puoi dire che tutti i Maomettani la pensano come te. Un vero Indù, un sincero seguace dei Veda, deve pensare nel modo corretto. Ti ringrazio per l'opportunità che mi hai offerto di servirti. Sarò sempre al tuo servizio. Arrivederci.
Glossario
Corano: - (in origine Qu'ran) il libro sacro dell'Islam, creduto la parola di Dio come dettata a Maometto e messa per iscritto in arabo. Per i Cristiani la Bibbia è il libro sacro, per i Musulmani è il Corano e per i Vaisnava è lo Srimad-Bhagavatam. Maulvi: - Un teologo Musulmano, un erudito della legge dell'Islam. Nabi: - Un nawab, titolo che si dà in Pakistan ad un insigne musulmano.
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