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Aspetto divino del guru
L'aspetto divino del guru Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada Pubblicato per la prima volta nell'Harmonist 24 agosto 1933
Il teismo implica necessariamente la distintiva personalità del guru. Se ci dev'essere una qualche distinzione tra Dio e l'uomo, dev'esserci anche il mezzo per rendere questa distinzione possibile. Questa terza entità è il guru. Egli è il mezzo. C'è anche un'altra linea di argomento attraverso la quale si può considerare la personalità del guru. Questa linea di argomento riguarda la natura dell'adorazione. Se Dio e l'uomo esistono separatamente l'uno dall'altro, diventa necessario trovare anche la loro reciproca relazione. Questo fa sorgere una serie infinita di considerazioni, rappresentata dal concetto di potere divino o sakti. L'uomo è servitore. Dio è il padrone assoluto. La remisssività assoluta è la qualità caratteristica del potere. Tra la remissività e il padronato ci dovrebbe essere un inattraversabile golfo di separazione, essendo l'uno separato dall'altro per differenza di funzionalità. Ma siccome la natura aborrisce il vuoto, le stesse basi del pensiero ci ingiungono di trovare un qualche principio di intermediazione tra i due. Il guru, o il principio di questa intermediazione, è padrone assoluto così come servitore assoluto. Nella sua relazione con l'uomo il guru è il maestro assoluto. Il guru è il divino donatore di una relazione efficiente e allo stesso tempo materiale tra il padrone e i suoi relativi servitori. Nel suo aspetto di servitore assoluto il guru è la sorgente di tutte le relative entità servitrici. Egli è la causa dell'anima dell'uomo e di tutte le entità spirituali con l'aiuto delle quali l'anima dell'uomo è in grado di servire Dio, con e attraverso il guru. Nel suo aspetto di maestro il guru permette o vieta all'uomo il servizio di Dio. Ma al guru non è mai vietato il servizio di Dio. Bisogna tenere attentamente in mente tutte queste considerazioni se ci si vuole avvicinare con l'appropriata attitudine di illuminata fede e sottomissione al soggetto dell' "Aspetto Divino del Guru."
Guru - Una Doppia Personalità
Volgiamoci ora alla concreta realtà in se stessa. Il Guru stesso ha una doppia personalità. Sri Krsna è servito da Sri Radhika e Sri Baladeva. C'è una distinzione tra i servizi resi a Sri Krsna da Sri Baladeva e da Sri Radhika. L'aspetto di Sri ßaladeva è subordinato a Sri Radhika. L'aspetto di maestro di Sri Baladeva non ha nessuna autorità su Sri Radhika. Sri Baladeva ha la Sua giurisdizione di maestro su tutte le entità che collettivamente sono chiamate "jŠva". Sul regno delle jŠva, Sri Baladeva governa con assoluta supremazia. Questo regno è diviso in metà più bassa della sfera assoluta, Vaikuntha, e l'ombra della sfera assoluta, chiamata mondo materiale. Sri Baladeva è l'oggetto di adorazione delle entità di Vaikuntha. Il suo dominio non è direttamente esercitato sulle faccende del mondo materiale. La creazione e amministrazione del mondo materiale sono la funzione di persone divine distinte che emanano da Sri Baladeva come Sua porzione plenaria. Esse sono conosciute come purusa. I purusa sono i creatori trascendenti e gli immanenti sostenitori del mondo materiale. Tuttavia non c'e nessun diretto contatto neanche tra Loro e questo mondo materiale.
Maya - Il Principio della Limitazione e dell'Ignoranza
Quell'aspetto del potere di Sri Krsna, che serve come il principio della limitazione e dell'ignoranza, ricoprendo la jiva, è chiamato maya. Alle anime individuali che emanano da Sri Baladeva è permessa l'opzione di essere dissociati da Sri Baladeva, esercitando il loro libero arbitrio. Le jiva che scelgono di essere separate da Sri Baladeva sono, per volere di Sri Krsna, private della vista di Sri Baladeva per mezzo del dispositivo della potenza illusoria che agisce in questo mondo materiale. Maya significa "quello con cui le cose possono essere misurate". Nel regno di Vaikuntha le cose non sono misurabili dalle facoltà delle jiva. è solo sul piano di maya, in questo mondo fenomenico, che la jiva ha la possibilità di comprendere qualcosa attraverso le sue facoltà senza assistenza. Ma tale comprensione è inutile per il vero scopo della jiva, poiché non le dà accesso alla reale entità di nessuna cosa. Il soggetto, l'oggetto, così come il processo della conoscenza di questo mondo è tutto un artifizio dell'energia illusoria per permettere alle jiva che sono avverse a Sri Baladeva di avere un tipo di esistenza congeniale a praticare la loro avversione a Lui. Quelle anime che non sono con Sri Baladeva sono necessariamente contro di Lui. La facoltà di ragionamento nell'uomo è in grado di andare contro se stessa, ma non appena sceglie di farlo, non può dichiarare anche di essere ragionevole.
La Volontà Assoluta
La realtà ultima è la personalità che Si manifesta come la volontà assoluta dietro le attività del principio plenario, inseparabile e cognitivo. Le operazioni del principio cognitivo nella jŠva tendono a perdere tutto il valore cognitivo non appena cessano di manifestare consapevolmente il volere divino che sta dietro di loro. Cessano di manifestare la mano che le guida non appena la jŠva sceglie di diventare irragionevole. Non è possibile per la facoltà cognitiva della jiva funzionare di sua propria iniziativa non guidata. In altre parole, nell'uomo la volontà non è padrona. La volontà nell'uomo è una volonta per scegliere di agire. Non è libera di usurpare l'uguale libertà di scelta di qualsiasi altro individuo. Quando sceglie di supporre di essere padrona e desidera comportarsi in accordo, viene degradata a livello di scelta limitata che prevale in questo mondo. Ma l'irragionevole maestria che sceglie così di avere è di fatto una contraddizione. Non è veramente maestria ma il deliberato stordimento di sè con il semplice desiderio di commettere suicidio. è malignità contro se stessi e contro tutte le entità. Per la ragione presente nella jiva è il massimo livello di follia e il più profondo abisso di possibile degradazione. Per l'individuo non è possibile evitare questa degradazione finché non acconsente a sottomettersi in tutta sincerità alla guida della volontà assoluta. La jiva non è la sorgente di se stessa. Non diventa la fonte semplicemente desiderando esserlo, contro i dettami della sua stessa ragione, e al solo scopo di danneggiare se stessa e gli altri. Fortunatamente per noi Sri Krsna sa molto bene come trattare con questa insensata perversità, senza cessare di essere Lui stesso perfettamente ragionevole. Invece di permettere all'anima perversa di operare in Vaikuntha, Sri Krsna le permette di scegliere questo regno mondano come suo luogo di permanente residenza e di sfera congeniale alle sue attività maligne. Ma poiché l'anima non può mai essere padrona, l'illusione le fa credere che sia pienamenta possibile per lei aspirare al dominio di questo mondo. Essa è costantemente tentata di accettare l'offerta degli illimitati godimenti delle cosiddette felicità mondane della coppa di Tantalo*. Queste felicità sono esse stesse proverbiali, e sono distribuite ai miserabili esiliati dal regno della vera felicità da un potere che non ha nessuna intezione di servire tali indegni padroni. Così, invece della promessa di dominio del mondo, l'uomo riceve solo la vuota punizione di promesse costantemente rotte. Egli diventa infatti lo schiavo di maya, e non il suo padrone. Ma egli sceglie sempre di supporre di essere il suo presente e futuro padrone.
Obiezione al Guru Una Obiezione all'Individualità Fondamentale
Il principio dell'anima individuale è mutualmente causa prima e finale con il Tutto Assoluto, completo in se stesso. C'è posto per entrambi nella posizione finale. Qualsiasi dottrina che tenda al vuoto monismo è una negazione del principio fondamentale di intelligenza. L'impiego appropriato della facoltà di giudizio, considerata la prerogativa che distingue l'uomo da tutte le altre entità di questo mondo, è quello di cercare di essere al corrente della natura della distinzione per quanto riguarda la funzione tra il Tutto e l'anima individuale, jiva, invece di cercare perversamente di ignorare l'esistenza della distinzione. Non ci sarebbe nessuna necessità di esercitare un proprio giudizio per un qualche scopo razionale se il solo oggetto di tale opera fosse quello di cercare il metodo effettivo di rimettere la soppressione finale di questa insignificante facoltà all'ottenimento dello stato di completa incorporazione nell'Uno. L'obiezione al guru è in fondo un'obiezione alla natura fondamentale dell'individualità. Se c'è distinzione tra l'anima individuale e il Tutto Assoluto, allora anche nella posizione finale c'è necessariamente posto per le rispettive funzioni di entrambi. La funzione del Tutto è, tuttavia, completa in se stessa. Il Tutto è tanto padrone che servitore. La funzione dell'assoluto, in qualità di servitore, è la funzione del guru. Come servitore l'assoluto è la permanenza delle funzioni di tutte le anime individuali. L'anima individuale è una potenza eterna, indivisibile e infinitesimale dell'assoluto, in qualità di servitore e non di padrone. Come parte della potenza del servitore assoluto, l'anima individuale è servitrice anche del servitore divino. La forma dell'assoluto in qualità di servitore è necessariamente distinta dalla sua forma di padrone. Otteniamo così la personalità specifica del guru identica a quella dell'assoluto in quanto servitore. La natura assoluta dell'ulteriore distinzione tra la funzione di un individuo e l'altro è stabilita dal fatto della loro associata coesistenza nella funzione del servizio divino del guru.
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