Il Vaishnavismo (dall'aggettivo sanscrito Vai??avá, "devoto a Vi??u"), è una delle tre principali correnti devozionali dell'induismo, insieme a Sivaismo e Shaktismo. Si calcola che siano vaishnava circa 580 milioni, pari al 75%-80% degli induisti.
altare di un tempio vaishnava
I seguaci, detti vaishnava (IAST Vai??ava) o vishnuiti, considerano Vishnu quale suprema divinità, il principio animatore e conservatore degli esseri viventi, a cui tutti gli altri deva sono sottomessi. Si tratta di una tradizione prevalentemente monoteistica, basata principalmente sulle Upanishad, sui Veda e su Purana quali la Bhagavad Gita, ed i Padma, Vishnu e Bhagavata Purana.
Vishnu è venerato soprattutto sotto la forma delle sue principali incarnazioni o avatara, tra le quali le più popolari sono:
Krishna, nato secondo la tradizione a Mathura, in India, circa 5.000 anni, all’inizio del Kali yuga, che insegnò ad Arjuna la Bhagavad Gita. Rama, il principe di Ayodhya, l’eroe del Ramayana.
Con il termine Vedismo (o Religione dei Veda) gli storici delle religioni e gli orientalisti intendono la religione e la cultura dei popoli indoeuropei denominati Arii che intorno al XV secolo a.C. migrarono verso l'India nord-occidentale (allora indicata come Saptasindhu, Terra dei sette fiumi, in avestico Hapta Hindu, oggi denominata Punjab dal persiano Panjab possedente il medesimo significato) provenendo dall'area di Balkh (oggi in Afghanistan settentrionale). Un altro raggruppamento di questo popolo, gli Iranici, sempre provenienti dalla medesima area, invase invece l'attuale Iran fondandovi una cultura religiosa che successivamente fu in parte raccolta nell'Avesta. Fu dunque nell'area dell'Afghanistan settentrionale che tale cultura vedica acquisì le sue prime caratteristiche religiose e linguistiche[1].
Veda sono i più antichi documenti dello spirito umano di cui siamo in possesso. L’immenso patrimonio culturale dell’India è stato ed è tuttora veicolato dalla letteratura dei Veda e dalle opere che su di essa si fondano. L’antica letteratura sacra dell’India si suddivide in Shruti e Smriti:
Shruti o Rivelazione (lett.ascolto) è l’insieme delle Scritture sacre contenenti la sapienza rivelata da Dio ai rishi, gli antichi saggi che la “udirono” con ascolto ispirato, in stato di contemplazione divina; da ciò la loro classificazione come apaurusheya, (di origine non umana).
Smriti o Tradizione (lett. memoria, ricordo) è l’insieme dei testi prodotti in seno alla civiltà arya , costituenti esegesi o commenti tradizionali delle opere Shruti. Questa letteratura, registrando la storia , la cultura, il linguaggio, gli usi e i costumi della società brahamanica, forma un tutto armonico con la sapienza propria della Shruti, su cui si fonda.
La letteratura Shruti comprende le quattro Samhita vediche o Veda propriamente detti:
Rg,Yajur, Sama e Atharva. Ciascun Veda consiste di tre parti : Brahmana, Aranyaka e Upanishad.
La letteratura Smriti comprende : i Purana, le Itihasa, gli Shastra, i Tantra, i Sudra e i Veganda.
I Purana vengono attribuiti al saggio Vyasadeva, che li ha appresi per Rivelazione divina; per questo motivo vengono posti sullo stesso piano delle Samhita vediche e considerati, unitamente alle Itihasa, “il quinto Veda”.
La AVGV traduce gli antichi testi vedici della cultura religiosa vedica e mette a disposizione della comunità vedica il loro lavoro.
Molti di questi sono libri vedici tradotti in italiano disponibili sul nostro sito in formato pdf liberamente scaricabili.
I testi tradotti possono essere stampati e spediti con un piccolo contributo.
Bhagavadgita (sanscrito, sf.pl.; devanagari:, "Canto del Divino" o "Canto dell'Adorabile" o, meno comunemente, Srimadbhagavadgita; devanagari il "Meraviglioso canto del Divino") è un poema di contenuto religioso di circa 700 versi (sloka) diviso in 18 canti (adhyaya), contenuto nel VI parvan del grande poema epico Mahabharata.
La Bhagavadgita ha valore di testo sacro, ed è divenuto nella storia tra i testi più popolari e amati tra i fedeli dell'Induismo.
L'unicità di questo testo, rispetto ad altri, consiste anche nel fatto che qui non viene data un'astratta indicazione del Bhagavat, ma questa figura divina è un personaggio protagonista che parla in prima persona, e fornisce la possibilità di una sua darsana (dottrina) completa.
Eliot Deutsch e Lee Siegel datano l'inserimento della Bhagavadgita nel Mahabharata al III secolo a.C.. Tuttavia il primo testo completo di commentario, la Bhagavadgitabha?ya, è opera di Sa?kara (788-821) anche se, evidenzia Mario Piantelli, vi sono certamente delle redazioni anteriori più estese di cui restano tuttavia solo tracce emergenti in quella kasmira commentata da Ramaka??ha (VII-VIII secolo) e, successivamente da Abhinavagupta (X-XI secolo). Comunque sia il poema presenta diversi rimaneggiamenti operati nel corso del tempo.
La pittura Vedica è un particolare tipo di espressione artistica; unisce cioè l'abilità e l'arte espressiva al contenuto dei testi Vedici, contenuto principalmente rivolto alla trascendenza e alla ricerca della realizzazione del sè. Nel corso del tempo ha avuto diversi sviluppi e oggigiorno si ripropone sulla tela di numerosi artisti di tutto il mondo i quali desiderano esprimere le loro capacità artistiche dando forma e rappresentazione ai significati e alle realizzazioni tramandate fino ai nostri giorni dai grandi maestri spiritualisti.
La cucina vegetariana si riferisce ai cibi che rispettano gli standard vegetariani, dall'esclusione della carne all'esclusione dei prodotti dei tessuti degli animali. Nella cucina vegetariana per il latto-ovo-vegetarismo (quello più diffuso nel mondo occidentale) è consentito l'uso delle uova, e i latticini come il latte e il formaggio. Per il latto-vegetarismo, uno dei primi tipi di vegetarismo conosciuto (registrato in India), è consentito l'uso dei latticini. Le forme più ristrette del vegetarianismo sono il veganismo e il fruttarismo, il quale esclude tutti i prodotti animali, dai latticini al miele, e persino alcuni tipi di zuccheri raffinati se filtrati e sbiancati con ossa animali.
I cibi vegetariani possono essere classificati in molti e differenti tipi:
Cibi tradizionali che sono sempre stati vegetariani (cereali/grano, frutta, verdure, noci, ecc.)
Prodotti basati sulla soia, come il tofu e il tempeh che sono fonti proteiche comuni.
Tessuto proteine vegetali (TPV), a base di farina di soia sgrassata, spesso inclusi in ricette di hamburger al posto della carne macinata.
Carne analoghe, che mima il sapore, il tessuto, e l'aspetto della carne, e vengono spesso utilizzate nelle ricette dove tradizionalmente c'è la carne.
Vegani possono anche essere utilizzare prodotti analoghi per le uova e per i latticini.
La cucina dell’India occidentale è varia. La cucina maharashtrian è varia e spazia dal dolce al piccante. Pohay, Shrikhand, Pav Bhaji e Vada Pav sono buoni esempi della cucina maharashtrian. Nella cucina goan è prevalente l’uso di riso, cocco, frutti di mare, Kokum e anacardi-noci. Con le sue numerose spezie ed ingredienti come l’olio di cocco la cucina vegetariana è popolare quanto la cucina non vegetariana. La cucina gujarati è quasi esclusivamente vegetariana. Il Gujarat è uno dei tre stati in India con divieto di consumazione di alcol, insieme a Mizoram e Manipur. Al contrario, Maharashtra ha alcuni dei migliori vigneti in India: con i distretti di Nashik e Sangli è il più grande produttore di uva del paese.
L'ayurveda è la medicina tradizionale utilizzata in India fin dall'antichità, diffusa ancora oggi nel sub-continente più della medicina occidentale. Ayurveda è una parola composta da ayur, durata della vita o longevità e veda conoscenza rivelata. Molti traducono erroneamente l'ayurveda come scienza della vita. In realtà è un sistema medico molto vasto e complesso comprendente aspetti di prevenzione, oltre che di cura, che permetterebbero, se applicati rigorosamente, di vivere più a lungo, migliorare la propria salute e rispettare il proprio corpo. Viene citata per la prima volta nel Caraka Samhita, un trattato di 500 principi medicinali compilato durante il regno dell'imperatore Kanishka
È attualmente annoverata dall'Unione Europea e dalla maggior parte degli Stati membri tra le medicine non convenzionali la cui erogazione è consentita da parte di medici qualificati.
Antico e complesso sistema, si è sviluppato nella sua forma attuale attraverso millenni di ricerche e sforzi innovativi. L'ayurveda si occupa da tutti i punti di vista del benessere dell'uomo, nel suo aspetto fisico, psichico e spirituale e si occupa delle patologie tanto quanto dello stato di salute normale. Lo scopo è quello di aiutare i malati a curarsi, e le persone sane a mantenere il proprio benessere e prevenire le malattie.
I principi medicinali utilizzati sono, in genere, minerali, metalli purificati e combinati con acidi fulvici ed erbe, in forma di polveri, pastiglie, infusi ecc. La maggior parte è di natura fitoterapica, come l'Amalaki (emblica officinalis), il Trikatu, un composto di tre erbe, zenzero, pepe e pippali (piper longum), Haridra (curcuma), Brahmi (Bacopa Monnieri), Tulasi (Ocimum sanctum), Erand (Ricinus communis), Guduchi (Tinospora cordifolia), Kumari (aloe), Gokshur (tribulus terrestris). Ogni medicinale ha una specifica modalità di utilizzo, perché agisca alla sua massima efficacia.
Per bhajan (sanscrito ???) si intende un particolare tipo di canto devozionale della tradizione Induista, caratterizzato da una notevole semplicità di esecuzione, ed eseguito abitualmente nei templi e nelle case dei fedeli induisti. Utilizzato sia da fedeli induisti che da cristiani e musulmani e diffuso particolarmente nel Nord dell'India e nel Nepal[2], e costituisce per gli induisti una parte importante del rituale del puja, l'adorazione delle murti.
Il termine sanscrito bhajan, dalla radice "bhaj" (prendere parte, condividere) è strettamente legato al termine bhakti "devozione", e a "bhagavan", "Dio".
Il canto devozionale rappresenta presso tutte le religioni uno strumento della disciplina spirituale, in grado di connettere mente e cuore; questo spiega la ragione per cui i bhajans sono profondamente radicati nella tradizione dell'India. I bhajan sono canti, alle volte semplici, altre estremamente complessi (il sistema ritmico-melodico orientale è estremamente più articolato di quello occidentale), comunque espressi in un linguaggio pieno di devozione (Bhakti) e sentimento di amore e resa/abbandono verso Dio.
Nella scuola di pensiero induista del Vedanta, il Bhakti Yoga (dal sanscrito Bhakti - devozione/amore, e Yoga - unione) è uno dei quattro sentieri di base per raggiungere la liberazione (insieme a Jñana Yoga, Raja Yoga e Karma Yoga).
Bhakti yoga è appunto la via della Bhakti, è la relazione con Dio attraverso un intenso amore e profonda devozione. Questo Yoga (la cui essenza potrebbe riassumersi nell'espressione Amare per l'amore dell'amore) tra tutti è il più semplice e diretto, e si rivolge a tutti gli esseri umani proprio per la sua facilità di messa in pratica, dato che non richiede spiccate capacità intellettive o abilità particolari. Il Bhakti Yoga non è altro che intenso amore per Dio: poiché Egli è la personificazione dell'amore, la via più facile per raggiungerLo è amarLo. Qui si parla di un amore trascendentale, infatti Dio non può essere realizzato con un amore così ardente e assorbente come la passione coniugale; l'amore devozionale deve essere sviluppato progressivamente.
Secondo il Bhakti Yoga, la persona che ama Dio non ha né bisogni, né afflizioni; non odia né gli esseri, né gli oggetti; non ha alcun piacere negli oggetti dei sensi e riconosce la parte di Dio localizzata in tutti gli esseri. poiché l'estasi che deriva dalla relazione con Dio (Samadhi) nell'amore è la cosa più inebriante in assoluto, colui che (anche una sola volta) ha fatto l'esperienza di questo amore non vedrà altro che questo, non ascolterà, né parlerà più che di questo, poiché penserà costantemente soltanto a questo amore.
Un altare con Radha e Krishna Dio si rivela in maniere differenti a coloro che Lo amano, assumendo la medesima forma che il devoto ha scelto di venerare. Così, se si adora nella forma di Vi??u, Siva, Kali, Rama, Krishna, o Buddha, o il Cristo, o Allah, allora Dio si manifesterà in quella particolare forma.
Il Bhakti Yoga è inizialmente descritto nel dodicesimo capitolo della Bhagavad Gita, nel quale si afferma:
« Coloro che, fissando le loro menti su di Me, Mi adorano stando sempre uniti a Me con intensa fede e devozione suprema, Io li considero i perfetti conoscitori dello yoga. »
(Bhagavad Gita, XII, 26)
Inoltre, sempre nella Bhagavad Gita si legge:
« Soltanto col servizio devozionale è possibile conoscere Me, il Signore Supremo, che cosa e Chi sono Io. E colui che diviene pienamente cosciente di Me grazie a questa devozione, entra rapidamente in Dio. »
(Bahagavad Gita, XVIII, 55)
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