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Andare oltre Vaikuntha

 
Srila Bhaktivedanta Narayana Maharaja
Secondo capitolo
Numero di pagine 208
 
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Il guru era scomparso, ma la ferma fede, nistha, non lasciò mai Gopa Kumar.  Egli non pensò mai di andare in una qualche diversa direzione.  Qualunque cosa ci dica Guruji, quella è la suprema verità dei Veda e dovremmo sempre serbarla in noi.  Un sadhaka potrebbe desiderare di comprendere ogni cosa da solo, basandosi sulla propria esperienza personale ed andare avanti per quella strada; ma il guru sa che provando a capire ogni cosa passo dopo passo, ci si potrebbero impiegare milioni di vite.  Cosa sono i pianeti superiori?  Cos’è Siddha-loka?  Cosa sono Bhur, Bhuvar, Svar, Mahar, Jana e Tapo-loka?  Cosa c’è là da vedere e che tipo di gioia si raggiunge in quei luoghi?  Che tipo di felicità si trova all’interno delle otto coperture materiali?  Cos’è Siva-loka?  Cos’è Vaikuntha-loka?  Cos’è Rama-loka? Potremmo desiderare di vederli e di capire queste cose basandoci solamente sul nostro sforzo personale e poi considerare ciò che è più elevato.  Ma così non può essere fatto.

Possiamo dire a qualche materialista che non pratica nessun sådhana: “Amico mio, praticando il bhajan di Bhagavan otterrai un grande beneficio; lascia tutto e impegnati esclusivamente nel bhajan.”

Ma egli penserà: “Che ne sarà dell’amore dei miei genitori?  Non sono ancora sposato e vorrei provare un pò la vita di famiglia.”

Per coloro che hanno abbastanza meriti derivanti dalle vite precedenti, sarà possibile lasciare la casa; ma per quelli che non hanno questi meriti, sarà molto difficile.  Perciò possiamo comprendere che coloro che hanno lasciato la famiglia per impegnarsi nel bhajan con grande determinazione  hanno acquisito dei meriti dalle vite precedenti e quindi per loro non è necessario assumere obblighi familiari. Grandi devoti come Sukadeva Goswami e Narada Rsi avevano questi meriti.  Osservando le attività di qualcuno si può dunque in genere capire se ha o no questi meriti maturati nelle vite precedenti.

Molti vorrebbero farsi un’esperienza da sè su tutto ciò che riguarda i molti mondi esistenti, ma non tutti hanno sufficienti meriti precedenti per poterlo fare.  Per questo, con grande magnanimità, Sanatan Goswami ci ha illustrato i tipi di felicità riscontrabili nei diversi mondi, la situazione che vi si trova e la ragione per cui ci si deve distaccare da un mondo per proseguire verso un altro.  Egli ci ha rivelato, tramite la storia di Gopa-kumar, questa evoluzione, fino a  giungere a Goloka Vrindavan.

Non dobbiamo comunque pensare che questo sia l’unico motivo per cui Sanatan Goswami abbia composto questa storia: al suo interno vi è esposta una grande varietà di siddhanta dal significato molto profondo.  Per esempio, c’è chi pensa che la ragione principale dell’avvento di Krishna in questo mondo sia stata di alleviarlo da un fardello; ma principalmente Egli è venuto per reciprocare i sentimenti dei Suoi devoti e in particolar modo per far conoscere al mondo il prema delle gopî e per gustarlo Egli stesso. Caitanya Mahaprabhu, ottenne molte cose con una sola azione e con quella furono istruite cinque tipi di persone e raggiunti cinque obbiettivi diversi.  Quando Sri Caitanya Mahaprabhu danza nel kirtan o quando rotola nella polvere davanti al carro del Ratha Yatra, cinque differenti tipi di devoti ricevono ognuno un’impressione diversa.  I devoti che sono situati in prema, vengono ispirati a sperimentare livelli più alti di pura devozione come raga, anuraga, ecc.  Quelli che sono situati nello stadio di bhava (emozione spirituale), si sentono ispirati a sperimentare prema.  Quelli al livello di ruci (gusto) o asakti (attaccamento al Signore) sentono il desiderio di gustare bhava (emozioni spirituali), quelli in nistha (fede) sperimenteranno ruci e ashakti e quelli che si trovano a qualunque livello più basso, si sentiranno ispirati a raggiungere nistha.  Con lo stesso spirito Sanatan Goswami ha presentato il Brhad-Bhagavatamrta.

Gopa kumar continuò il suo racconto: “Ero molto irritato per la perdita del mio guru.  Per l’influenza che il canto del mantra ebbe su di me, provavo un profondo desiderio spirituale, perciò lasciai la casa e la famiglia.  Andando a Prayag, sulle rive del Gange, vidi un brahmana impegnato nell’adorazione della sua salagram-sila.  Avrei voluto anch’io compiere quell’adorazione, ma quando lo vidi riporre la sila in una custodia pensai: ‘Se Thakurji venisse messo in una scatola andrebbe a dormire affamato e non potrebbe muoversi!’  Dopo aver osservato ciò sentii pena ed infelicità.”

“Su consiglio di quel brahmana mi recai dal re del Kerala nel sud India.  Egli stava adorando la Divinità di Padmanabha con grande sfarzo e si preoccupava anche di cibare, servire e provvedere  tutto il necessario per i Vaisnava.  Vedendo l’opulenza di quell’adorazione, rimasi attratto e con un sentimento d’amore mi fermai per qualche tempo.  Pensavo che anche a me sarebbe piaciuto servire la Divinità come stava facendo il re.  Poi improvvisamente il re morì senza lasciare eredi.  Gli astrologi scoprirono dei segni regali sulla mia mano; fui dichiarato re e così ebbi l’opportunità di continuare il suo servizio.  Non appena però una persona di bassa casta toccava il prasada (cibo offerto) della Divinità, nessuno più lo mangiava.  La gente in quel luogo accettava o rifiutava il prasada sulla base di considerazioni materiali come ad esempio se era cucinato oppure no.  Nel constatarlo mi sentii molto infelice, il prasada della Divinità è spirituale e non si dovrebbero fare di queste considerazioni.  Questa realtà iniziò a farmi perdere interesse per quel luogo.”

“Ascoltai poi dai Vaisnava delle glorie di Sri Jagannath. Mi dissero: ‘A Nilacala non si fanno queste considerazioni riguardo al prasada.  Nemmeno se il prasada fosse toccato dal muso di un cane verrebbe considerato impuro o contaminato; anche se fosse secco, raffermo o rancido viene considerato come non differente da Bhagavan Stesso.’

“Così decisi di andarvi.  Per un periodo andai al darsan di Jagannath e poi iniziai a desiderare di servirLo come faceva il re.  Mi sarebbe piaciuto diventare re solo per poter servire la Divinità con le mie mani.  Dopo qualche tempo il re morì e non c’erano persone qualificate a succedergli: il figlio primogenito aveva lasciato la casa per impegnarsi nel bhajan e il secondogenito non aveva le qualità necessarie per diventare re.  La popolazione incominciò a preoccuparsi su chi avrebbe ereditato il trono e iniziò a pregare Jagannath il Quale, attraverso un sogno, rivelò: ‘Và incoronato re chiunque abbia segni regali sulle mani e sui piedi,  chiunque abbia i segni incancellabili  di un fiore, di un contenitore per l’acqua, di una stella e di una conchiglia.’

“Mi fecero re solamente perchè sulle mie mani c’erano quei segni.  In questo modo potei continuare il servizio alla Divinità per qualche tempo sentendomi molto felice.  Alla fine però iniziai a provare distacco anche per quel luogo.  Vedevo i pujari (devoti dediti all’adorazione della Divinità) che continuamente discutevano e litigavano tra di loro.  Talvolta non potevo nemmeno vedere la Divinità perchè il tempio era chiuso, e la separazione mi affliggeva.  Inoltre Jagannath non mi parlò mai.  Cantavo il Gopal-mantra e desideravo avere il darsan di quel Gopal che gioca liberamente con i gopa, ma non potevo avere con Jagannath abbracci e liberi scambi d’affetto come io desideravo.”

“Un giorno vidi il mio gurudeva al darsan di Jagannath nel tempio, ma poichè era sommerso dalle emozioni non potei avvicinarlo.  Lui stava guardando Jagannath per cui, pensando di potergli parlare più tardi, allontanai lo sguardo; ma poco dopo riguardando, non lo vidi; era di nuovo scomparso e ne fui rattristato.  Il giorno dopo, vagando sulla riva dell’oceano, scorsi Guruji là seduto: dalla bocca gli usciva della saliva e lacrime scorrevano dagli occhi mentre diceva: ‘Krishna, Krishna.’  Dopo averlo riportato alla coscienza esterna, caddi ai suoi piedi e lui mi spiegò il significato del mantra e le regole per cantarlo.  Mi disse: “Questo mantra darà tutto ciò che una persona desideri.  Qualunque cosa voglia vedere e qualunque altra di cui voglia gioire: se volesse vedere Bhagavan in persona, il mantra soddisferà quel desiderio.”  Dopo aver detto alcune altre cose Guruji di nuovo si immerse nelle emozioni e dove andò dopo, non sono in grado di saperlo.”

Di che mantra si tratta?  Del Gopal-mantra.  Anche se attualmente la nostra fede non è completamente sviluppata, possiamo però renderci conto di quanta potenza sia contenuta nel Gopal-mantra!

“Per aver sentito anche solo queste poche parole, la mia fede crebbe e cantai il mio mantra con grande amore.  Così gradualmente provai distacco anche da Nilacala ed in seguito sentii dire da alcuni saggi che Indra, sui pianeti superiori, adorava Bhagavan direttamente.”

Cantando il suo mantra-japa, Gopa-kumar, provò un intenso desiderio di recarsi a Indra-loka e in quel medesimo istante vi arrivò, là Indra serviva direttamente Upendra con bevande e cibi deliziosi, come si fa con un fratello.  Gopa-kumar desiderò la posizione di Indra per cui, dovuto all’influenza esercitata dal suo mantra-japa, quando Indra scappò per paura dei demoni, i saggi e i deva riuniti gli affidarono quella posizione.  Per qualche tempo Gopa-kumar godette delle facilitazioni derivanti da quella posizione potendo anche servire Upendra in diversi modi.  Durante la notte però non poteva avere il darsan della Divinità e per questo motivo iniziò a provare distacco anche per quel luogo.  Successivamente Gopa-kumar viaggiò attraverso i sistemi planetari Bhur, Bhuvar e Svar, riuscendo a conversare con Pippalayana e altri saggi, dopodichè andò a Brahma-loka dove gradualmente raggiunse la posizione di Brahma.

Là i Veda, le Upanisad, i Purana e altre scritture personificate discutevano tra di loro ed il discorso era volto a stabilire cos’è meglio: il Brahman o la Bhagavad-bhakti?  Chi si deve adorare?  Stavano considerando questi interrogativi.  All’inizio il Bhagavatam assunse un atteggiamento neutrale limitandosi ad ascoltare il dibattito, ma alla fine, quando intervenne, le sue parole furono riconosciute come le migliori e le glorie di Sri Visnu e di Vaikuntha confermate.

Dopo aver di nuovo perso interesse per ciò che lo circondava, Gopa-kumar cantando il suo mantra-japa tornò in questo mondo, a Vrindavan, dove incontrò di nuovo il suo guru che lo benedisse dicendogli: “Ciò che hai visto e sperimentato fin’ora è dovuto al potere del mantra.  Continuando a cantarlo potrai attraversare anche le otto coperture materiali dell’universo.  Potrai attraversare il fiume Viraja e andare a Siddha-loka.  Ti benedico affinchè tu possa avere un corpo adatto a viaggiare in tutti quei mondi, poichè nessuno vi può andare con questo corpo materiale.  I desideri del tuo cuore saranno sicuramente soddisfatti, ma durante il viaggio non dovrai mai fermarti.  Alla fine passo dopo passo raggiungerai la meta che desideri.”

In attinenza a questo c’è una storia che riguarda un saggio di Dandakaranya che stava praticando delle austerità. Egli cantò il Gopal-mantra per migliaia di anni ma rimase in nuesto mondo finchè Sri Ramacandra e Sitadevi arrivarono a Dandakaranya; vedendo la bellezza di Rama, la mente del saggio ne fu attratta e così pregò Rama: “Chiedo di poterTi servire nello stesso modo di Sita, nella Tua forma di Gopal, Ti prego, concedimi questa grazia.”

Rama rispose: “Va bene, che sia, ma non puoi accedere a Goloka direttamente.  Quando si manifesterà un passatempo di Krishna in questo universo, entrerai nel grembo di una gopî di Vraja e svilupperai pienamente la tua identità spirituale.  Ti sposerai e avrai un marito, una suocera, un suocero e una cognata, ma nel tuo intimo nutrirai l’amore più grande per Gopal.  Ispirato dalla compagnia delle gopi, otterrai la perfezione e ogni dubbio o ignoranza svanirà. Apparirai nel grembo di una gopî e svilupperai una tua identità all’interno del lila; il tuo sentimento diventerà perfetto e quando Krishna e i Suoi passatempi scompariranno da questo mondo, tu li accompagnerai a Goloka Vrindavan dove diventerai un’eterna compagna di Krishna.  Questa è la strada.”

Finchè il nostro sentimento non sarà perfetto, rimarremo nella Vraja di questo mondo.  Solo dopo la perfezione lasceremo questo mondo; Bhagavan stesso lo ha affermato migliaia di volte.  Ora stiamo procedendo passo dopo passo e, con la misericordia del guru, quando il momento giusto arriverà, otterremo un corpo adatto a viaggiare nei mondi superiori poichè il corpo materiale non è adatto ad accedervi.

Gopa-kumar sembrava lo stesso di prima, ma in quel momento perse la sua forma materiale e assunse una forma spirituale pura.  Le otto coperture materiali che in precedenza aveva attraversato in milioni di anni, ora le attraversò in un attimo, come l’energia elettrica.  Gli abitanti dei pianeti superiori lasciavano cadere fiori su di lui mentre passava a gran velocità e Brahma e gli altri deva gli offrivano pranam.  Attraversando le otto coperture materiali vide i vari tipi di felicità che vi si trovano e, dopo aver attraversato Viraja, giunse a Siva-loka.

Il pianeta che generalmente è conosciuto come Brahma-loka è suddiviso in due sezioni.  La parte superiore è chiamata Sadasiva-loka e la parte inferiore Siddha-loka, la destinazione dei demoni uccisi personalmente da Bhagavån.  Anche i nirvisesa-vadi, dopo aver meditato sulla luce priva di forma per milioni di anni, ottengono quella forma di liberazione chiamata sayujya-mukti.  La parte inferiore di Brahma-loka viene chiamata dai saggi anche Maha-kala-puram o Sayujya-loka.  Fu qui, a Maha-kala-puram, dove Krishna portò Arjuna per ritrovare il figlio perduto del brahmana. Riportando il figlio del brahmana a Dvaraka-dham con uno stratagemma, Krishna lo fece uscire da questo mukti-ksetra con lo scopo di concedergli prema.

Quando Gopa-kumar si trovò in questo Siddha-loka, constatò che era come fluttuare in un fiume molto profondo dove si rimane immersi nel nirvisesa-brahma per un pò e poi si riemerge.  Cantando il Gopal-mantra riusciva a risalire ma poi, a causa dell’influenza che il mondo sotto di lui esercitava, di nuovo veniva sommerso.  Guardando con repulsione questo vuoto senza forma, riuscì a salire su fino a Sadasiva-loka.  Là Sankar e Parvati facevano il kirtan danzando con i loro compagni.  Parvati è conosciuta anche come Gauri perchè il suo corpo splende come i cristalli di canfora pura mettendo in risalto la sua bellezza.  Lei suonava degli strumenti musicali mentre Sankarji danzava.  Ganesa cantava e Kartikkeya, Nandi, Bhringi e tutti gli altri loro compagni presenti glorificavano Bhagavan danzando.  In quell’occasione Ganesa disse a Gopa-kumar che Sankar e Bhagavan sono uguali e non differenti.  Dopo un po' di tempo Gopa-kumar guardò in alto nel cielo e vide quattro persone fare il kirtan: erano eterni residenti di Vaikuntha.  Vedendo Siva e Parvati offrirono i loro pranam e dissero: “O Mahadeva, tu e Hari siete la stessa anima.”

Sentendo questo, Siva si coprì le orecchie con le mani e affermò: “Cosa dite?  Voi non conoscete la verità.  Io sarei l’Isvara?  No, non sono Isvara, Io sono il servitore di Isvara, il servitore di Narayan.”

Dopo che i quattro residenti di Vaikuntha ebbero parlato di alcune tattva, Siva Si rivolse a Gopa-kumar dicendo: “Chi può andare a Vaikuntha?  Dopo aver dato in carità per cento vite, aver svolto attività pie e aver seguito il varnasrama-dharma (sistema sociale vedico) perfettamente, si ottiene la posizione di Brahma.  Dopo aver ben eseguito il lavoro di Brahma per cento vite, si diventa Siva.  Dopo aver mantenuto la posizione di Siva per migliaia di anni, si diventa un Vaisnava.  Anch’io desidero diventare un Vaisnava.  Poi, come Vaisnava, praticando la sadhana-bhakti, si raggiunge Vaikuntha.  Perciò raggiungere Vaikuntha non è così facile; è molto raro.  Sembra che tu sia pronto ad entrare a Vaikuntha, ma non puoi arrivarci direttamente; da qui non c’è una via diretta.  Và invece a Vraja, impegnati nel bhajan e nel sadhana e poi potrai andare a Vaikuntha.”

Allora, cantando il Gopal-mantra, Gopa-kumar si accorse di essere tornato a Vrindavan, nello stesso kunja (boschetto) vicino al Kesi-ghat dove per la prima volta aveva incontrato il suo guru.  Lì egli s’immerse nel sadhana-bhajan e un giorno si riunì al suo guru. Con un grande prema nel cuore il guru iniziò a parlargli di alcuni profondi segreti e Gopa-kumar ne fu molto compiaciuto.

Quali erano questi segreti?  Erano discorsi relativi al progresso nel sadhana-bhajan: “La tua Divinità favorita è Gopal e tu Lo stai adorando col sentimento di sakhya-bhava (amicizia).  Fin’ora hai cantato il Gopal-mantra, ma a Vaikuntha quel mantra non avrà più effetto.  Non c’è sadhana là; quello è il luogo del sadhya.  Perciò tutti gli aspetti del sadhana da te praticati fino ad ora, là non serviranno.  Ora la tua svarupa (identità spirituale) interna si è manifestata: tu sei un sakha e le tue attività saranno quelle di un pastorello che ha una relazione di grande amizia con Krishna.”

Il mantra aveva pulito il cuore di Gopa-kumar da ogni  tipo di anartha (cattive tendenze) e aparadha (offese) e aveva stabilito la sua eterna relazione con Bhagavan.  Questa è una grande cosa.  La relazione eterna con Krishna che sviluppiamo nel nostro cuore sarà in accordo al rasa che sentiamo più di nostro gusto.  Finchè non ci sarà puro attaccamento per Krishna non ci potrà essere puro bhajan.

 Questo sentimento è necessario particolarmente per raggiungere lo stadio della raganuga-bhakti (devozione caratterizzata da amore spontaneo): “Krishna è mio ed io Gli appartengo.”  Giunti a questo stadio, nessuno dei problemi di questo mondo materiale potrà più disturbarci.  Nello stadio di bhava (emozioni estatiche) alcuni problemi potrebbero ancora toccarci,  ma nello stadio di prema non ne avremo percezione e quindi non ci toccheranno, proprio come nel caso di Sukadeva Goswami, di Narada Rsi e di Prahlada. Bharata Maharaja invece ebbe delle difficoltà e si sentì confuso perchè era solo allo stadio di bhava.

Perciò al livello di bhava potranno ancora presentarsi dei problemi ma oltre, come il vento, voleranno via e non ne sapremo più nulla. In quel momento nessuna anartha, frutto del karma o qualunque cosa sgradevole potrà raggiungerci e, nella forma eterna, gusteremo la nostra eterna relazione con Krishna.  Poi, segretamente, il guru di Gopa-kumar gli diede questo mantra:

 

Sri-krishna gopal hare mukunda
govinda he nanda-kisora krishna
ha sri-yasoda-tanaya prasida
sri-ballavi-jivana radhikesa

                    Brhad-Bhag. 2.4.7

 
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