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Il Nettare Della Govinda-Lila

 
Srila Bhaktivedanta Narayana Maharaja
Capitolo 4 - Basant Pancami
Numero di pagine 128
 
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bhagavan api ta ratrih
saradotphulla-mallikah
viksya rantum manas cakre
yoga-mayam upasritah

                                     Srimad-Bhag. 10.29.1

 

“Bhagavan Sri Krishna, vedendo
l’arrivo di quelle notti d’autunno profumate
dai fiori sbocciati di gelsomino,
desiderò godere di giochi amorosi,
e a questo scopo utilizzò
la Sua potenza Yogamaya.”

  

Basant Pancami è il primo giorno di basant (primavera). Basant Pancami e tutta la primavera hanno una importanza particolare, specialmente per il popolo Hindu, che li celebra con grande rispetto.  Il primo giorno si prendono il fiore di mostarda, l’orzo e il grano e si offrono alla nostra Divinità favorita.  Da oggi, prendendo karatal, tamburi e differenti tipi di strumenti, suoniamo basant-ragas (canzoni) e inizia il festival di Holi.  Saranno cantate molte canzoni e kirtans,  tutti in relazione a Sri Radha e Krishna.  Nei tempi passati c’era un sentimento più forte per queste celebrazioni, ma ora la società è in qualche modo cambiata.  Ma nonostante tutto c’è ancora grande entusiasmo per questo festival.

In questo momento dell’anno, negli alberi, nei cespugli, negli animali, negli uccelli, e in ogni entità vivente, il rasa (sentimento) sembra diventare più intenso.  Il corvo femmina mangia i germogli dell’albero di mango e inizia ad emettere il suono ‘ku-ku’.  Gli alberi e i cespugli lasciano cadere le vecchie foglie per cambiarle e si decorano con nuove foglie rosse, soffici.  E’ come se anche loro partecipino alla basanti-rasa di Sri Krishna e con le loro nuove decorazioni, Lo stiano incoraggiando.  Improvvisamente tutta la natura cambia; così è la primavera.

 Anche a Vraja, a partire dal primo giorno di primavera, Krishna e le gopî iniziano la loro basanti-rasa.  C’è un rasa chiamato Saradiya-rasa (autunno) e un altro chiamato basanti-rasa.  In questo giorno in Bengala si adora Sarasvati. Il Bengala è una regione abitata soprattutto da saktas: coloro che adorano sakti, la potenza. Dalla potenza di Radhika originano Sarasvati e Durga.  Secondo la nostra linea di pensiero, non c’è particolare differenza tra Sarasvati e Durga.  Il popolo del Bengala, utilizzando grandi decorazioni, adora Sarasvati, dea della conoscenza.  Noi adoriamo Suddha-Sarasvati, la cara potenza di Bhagavan, la quale fa in modo che le jive (entità viventi) si dirigano verso Bhagavan.  C’è anche Bimalananda-Sarasvati, un’altra sua forma, che è la servitrice di Suddha-Sarasvati. Bimala significa pura, colei che, in forma pura, dà ananda (felicità) a Krishna.  Lei dà la conoscenza a tutto l’universo, e la gente del mondo la serve.  Poichè Suddha-Sarasvati è l’origine della opportunità favorevole di ascoltare puro Hari-katha (discorsi che riguardano Hari), prima di tutto dovremmo offrire gli omaggi a lei, e poi fare uno sforzo per entrare in tutto ciò che è in relazione a basanti-rasa.

In periodi differenti Krishna ha rasa differenti.  Tra essi, saradiya-rasa e basanti-rasa  hanno una speciale importanza.  Per dare ananda (felicità) a tutte le gopi nitya-siddha (eternamente liberate) e sadhana-siddha (che si sono liberate attraverso il sadhana), Krishna comincia il saradiya-rasa. Non c’è attività o passatempo di Krishna che sia fatto per il Suo piacere, mentre ogni nostra attività, persino quella di servire la Divinità, è svolta per il nostro piacere.  Perchè serviamo il guru?  Per ricevere del piacere in futuro, per ottenere qualcosa.  Possiamo anche fare il bhajan, ma nel farlo, l’idea di dare piacere a Krishna è secondaria, mentre dovrebbe essere la nostra prima considerazione.  Nel nostro stato condizionato ci dedichiamo al servizio soltanto per la nostra pace mentale.

Deve esserci chiaro che tutto ciò che facciamo per noi stessi non è bhakti.  Gradualmente, quando ciò che faremo sarà esclusivamente per il piacere di Krishna e dei Suoi amici intimi, solo allora sarà bhakti.  Se sarà fatto in purezza per Krishna, per Radha e per i Loro compagni, allora sarà  suddha-bhakti (pura devozione).

Krishna stesso è il gioiello della corona per coloro che sono atmarama (soddisfatti in sè) e aptakama:  Egli non ha desideri non soddisfatti.  Poichè tutti i Suoi desideri sono soddisfatti non ha bisogno di prendere qualcosa da qualcuno per diventare completo.  Nelle jive troviamo invece la caratteristica dell’incompletezza: nella nostra felicità, conoscenza, rinuncia o in qualunque altra cosa, noi non siamo completi.  Prendendo da Krishna o da altri, vogliamo diventare completi; ma Krishna è atmarama e aptakama: non ha bisogno di nulla per gioire, però, avvertendo i desideri dei Suoi devoti, nasce anche in Lui il  desiderio di gioire:

 

bhagavan api ta ratrih

saradotphulla-mallikah

viksya rantum manas cakre

yoga-mayam upasritah

                                                  Srimad-Bhag. 10.29.1

 

“Bhagavan Sri Krishna, vedendo l’arrivo di quelle notti d’autunno profumate dai fiori sbocciati di gelsomino, desiderò godere di giochi amorosi, e a questo scopo utilizzò la Sua potenza Yogamaya.”

Bhagavan è aptakama, ma nel Suo cuore c’è ancora qualche desiderio perchè Lui è rasika, ed anche raso vai  sa˙, il deposito del rasa.  Anche le gopi hanno il cuore animato dal desiderio di gustare quel rasa.  Sebbene Krishna sia atmarama e aptakama, oggi sarà trasportato nel rasa perchè le gopi desiderano soddisfare Krishna.  Per questo scopo loro hanno adorato Katyayani, e un anno prima, durante il mese di Karttik (ottobre-novembre), lei ha concesso loro una grazia, e per far sì che questa grazia si realizzi, nei loro cuori fiorisce  il desiderio.

La descrizione del saradiya-rasa si trova nello Srimad-Bhagavatam, è molto bella e appagante per il cuore.  Basanti-rasa è stato descritto nella Gita-Govinda di Sri Jayadeva Goswami.  Altri particolari sul rasa, ascarya-rasa, sono descritti da Prabhodananda Sarasvati  in un piccolo libro di poesie.

Ma qual’è il significato di rasa?  Mandali-vadhya-nrtya: quando in modo spontaneo un eroe e molte eroine si riuniscono e danzano al suono di musica scritturale (melodie basate sui passatempi di Krishna).  Questo particolare tipo di danza è stato esposto nelle scritture, e non abbiamo riscontrato questo rasa in nessun’altra incarnazione di Bhagavan eccetto Krishna.  Tutte sono in grado di praticarlo, ma non lo fanno; che dire allora degli esseri umani.  Se qualche essere umano lo facesse, questo comportamento verrebbe definito lussuria e considerato una degradazione.  Quando quei devoti che per milioni di nascite hanno rifiutato desideri e piaceri mondani e hanno fatto il bhajan con il sentimento delle gopi, per il piacere di Krishna,  si  incontrano in gruppo, in modo libero e spontaneo, danzando al suono di svariati strumenti musicali, facendo una musica scritturale, questo viene definito rasa.  Ma le scritture  accettano questo  solo quando è in relazione a Krishna, e a nessun altro. Krishna e le gopi sono impegnati nel rasa per il piacere reciproco, per questo c’è un incremento tale di prema che non si trova descritto pienamente in alcuna scrittura.

Krishna stesso, il più sfolgorante gioiello fra tutti coloro che praticano i lila (passatempi), si chiese: “Dopo che ci siamo incontrati per questo rasa, cosa è accaduto nel mio cuore?   Quali sono i sentimenti nel Mio cuore, e come sono nati?”

Proprio come il latte scaldandolo bolle e poi trabocca, allo stesso modo le onde di questi sentimenti arrivano nel cuore di Krishna e Lui stesso non è in grado di descriverle. E questo avviene anche nelle gopi: quando ti scordi del tuo corpo, cosa puoi descrivere?  Quindi poche personalità, elevate come Vyasadeva, nel samadhi della meditazione, hanno considerato questo fenomeno da una posizione di neutralità.  Se fosse stato emotivamente troppo implicato  sarebbe caduto in confusione.  Le gopi erano confuse, Krishna era confuso, e finchè uno non vede con distacco, non è in grado di descrivere ciò.  Vyasa quindi fu in grado di descriverlo un po’.

La dea Katyayani aveva concesso alle gopi di soddisfare un desiderio, e il giorno di saradiya Purnima, la luna apparve a Krishna come speciale.  Durante la stagione autunnale, quando la luna è piena, non ci sono nuvole, fumo o polvere nel cielo; tutto diventa chiaro.  La stagione stessa è molto bella.  Non fa nè troppo caldo nè  troppo freddo, e, per  influenza della luna tutti i fiori sbocciano.  All’imbrunire, il sole tramonta e i suoi rossi raggi si proiettano sulla luna piena, che è la sua cara, la personificazione dell’oriente.  I nostri commentatori hanno scritto che quando Krishna vide la luna ricordò: “Oh, si.  Siamo membri della dinastia  Candra, e l’origine della dinastia Candra è questa stessa luna che vedo ora.  Stasera il Mio cuore dice che la direzione orientale è veramente la moglie di Surya.  Similmente io coloro il viso delle gopî; ciò significa che sto gioiendo di passatempi amorosi con loro, ed in questo non c’è nulla di scorretto, poichè Io sono il vero marito del mondo intero.”

Vedendo la luna Gli nacque nel cuore questa ispirazione.  In quel momento si ricordò la promessa fatta alle gopi che avevano praticato tapasya (austerità) per milioni di nascite, e anche che era l’ultimo giorno del mese del puja, Purnima (luna piena)... Erano tutte nuove gopî, giovani ragazze, e invitarono Radhika, Visakha, Lalita e tutte le gopi di Vraja-mandal: “Oggi venite tutte, per favore, per unirvi al nostro puja.”  Così, in quel giorno, quando la loro adorazione stava per essere completata, Radhika, Visakha e Lalita si unirono a loro ma non parteciparono all’adorazione. Perchè?  Perchè erano già sposate, e quindi per loro non era necessario chiedere: “Vogliamo avere Nanda come marito.”  Ma tutte erano là presenti e quello stesso giorno Krishna prese i loro vestiti e soddisfece il loro desiderio.  Lui pensava: “Oggi soddisferò il desiderio del loro cuore.”

Suonò il flauto e, quando tutte le gopî furono arrivate, disse loro: “Vi ho già concesso il Mio darsan (incontro), ora ritornate a casa vostra.  Il vostro dovere è servire il marito.”

Le gopi risposero: “Chi in questo mondo è un guru simile a Te?  Tu sei il nostro gurudeva.  Non esiste insegnamento più bello di quello che ci hai appena dato.  Dicendoci di servire i nostri mariti ci hai dato l’insegnamento più importante, quindi Tu sei il nostro guru.  Prima abbiamo fatto il puja a Katyayani, e ora abbiamo ottenuto il Tuo servizio, così Tu sei il nostro gurudeva.  Perciò accetta il püjå che abbiamo offerto prima, ma  se Tu non lo fai, vorrà dire che non mantieni la Tua parola, e le conseguenze di aver commesso aparadha (offesa) cadranno su di Te.”

 

ye yatha prapadyate

tams tathaiva bhajamy aham

 Bhag.-gita 4.11

 

“Poichè si sono sottomessi a Me, Io li ricompenserò in proporzione.”  Queste sono parole Tue.  Per favore, soddisfa i desideri del nostro bhajan.  Ti abbiamo offerto noi stesse; non abbiamo altro da offrirTi, sii felice di questo.  Prima, nel nostro puja, abbiamo offerto frutta secca, zucchero candito e dolci; tutto ciò che avevamo l’abbiamo offerto a Katyayani, ma veramente era per Te.  Ti preghiamo, accetta, altrimenti vorrà dire che non mantieni  la Tua parola.”

Krishna non poteva sconfiggerle con le parole.  Nella descrizione di ascarya-rasa, Prabhodananda Sarasvati ha descritto questi fatti in un modo leggermente diverso.  Ha scritto che quel giorno Krishna chiamò col flauto: “Radhe! Radhe!” e che ogni gopi pensò: “Mi sta chiamando!”

 

jagau kalam vama-drsam manoharam

                                            Srimad-Bhag. 10.29.3

 

Il significato di questo verso è meraviglioso.  Jagau significa ‘giocava’, e manoharam significa ‘colui che rapisce il cuore’.  Krishna suonava il flauto in maniera tale da attirare l’attenzione di tutto il mondo, e tutte le gopi automaticamente rimasero affascinate.  Krishna, con la Sua bellezza, con le Sue qualità, col Suo affetto, con il Suo rasa, e con tutte le caratteristiche speciali proprie del Suo stile, rapì il cuore di tutte le entità viventi.  Con le Sue labbra, attraverso il mezzo del Suo flauto, mandò un messaggero di casa in casa.  Tutti i rasa del Suo cuore confluivano nel Suo richiamo alle gopî.  Il legno del flauto, il bambù, di solito è secco, ma Lui lo impregnò di rasa.  Emise un piccolo soffio nel Suo flauto e ne scaturì una vibrazione molto speciale, come se non fosse stato possibile  produrla solo con la bocca.

Uscendo dal flauto, la vibrazione vide che nell’intero universo non c’era nessun ricettacolo idoneo, così attraversò l’intero brahmanda (universo).  Salendo ancora più in alto, attraversò anche Vaikuntha, e anche Mathura e Dvaraka. Entrando a Vraja, questa dolce vibrazione sorprese e confuse tutti, e li fece addormentare.  Tutte le vecchie signore di Vraja persero coscienza e non seppero cosa stava succedendo.  Anche i sakha piombarono nel sonno.  In quel momento, per fare in modo che le gopî potessero donare sè stesse a Krishna, quella vibrazione arrivò alle loro orecchie, trovando la porta aperta immediatamente la varcò e raggiunse la cosa di maggior valore: il loro cuore.  La pazienza del cuore, la paura e la timidezza verso il guru, qualunque cosa ci fosse, tutto venne spazzato via.  Solo quando se ne fu andato, le gopî se ne resero conto e dissero: “Dove sono andati i nostri cuori?”  Si accorsero che era venuto un ladro e che se n’era andato; dove?  E così corsero verso il luogo da dove proveniva la vibrazione.

Quando mi unii alla missione, c’era un vecchio brahmacari che abitualmente si sedeva in un angolo e cantava il japa con la schiena girata in modo tale che nulla potesse distrarlo.  Ogni giorno, cantava un lakh di Harinam.  Un giorno mentre stava seduto quietamente a cantare, sentì un rumore e, non essendo del tutto cosciente dei suoi sensi esterni, guardò da un lato e vide un ladro scappare con la scatola delle offerte.  Alzatosi per fermare il ladro, fu costretto a reggere con una mano il suo dothi che minacciava di cadere.  Con l’altra mano lui continuava a fare l’Harinam; non interrompeva!  In questo stato, con una mano sul suo Harinam-mala e con l’altra che teneva il dothi, gridava “Al ladro! Al ladro!” rincorrendolo, finchè un piede inciampò nel dothi e stava quasi per cadere!  In quel momento, non ancora del tutto sveglio nei suoi sensi esterni, come avrebbe potuto catturare il ladro?  Naturalmente non avrebbe potuto, ma lui correva ugualmente per catturarlo.  Alla fine arrivò gente e il ladro fu preso.

Quando Krishna suonò il flauto, le gopi erano in una condizione simile.  Stava per calare la sera.  Una gopi serviva il marito, un’altra mungeva una mucca, un’altra raffreddava il latte passandolo da un contenitore ad un altro, un’altra ancora si stava ornando e altre stavano facendo altre cose.  Così, quando il ladro arriva, se ci sarà incertezza anche per un solo momento, non sarà possibile catturarlo.  Perciò le gopî Lo rincorsero immediatamente.  Qualcuna si era truccata solo un occhio, e andava tenendo in mano il trucco.  Altre, in stato confusionale, si erano vestite in maniera disordinata, per cui, come si mossero, i loro vestiti caddero a terra.  Non del tutto coscienti, arrivarono all’arena del rasa. Questo è chiamato saradiya-rasa.

Durante quel rasa la gopi più cara a Krishna per gelosia mostrò un po’ di rabbia.  Krishna pensava: “Con quante gopi sto gioiendo, nessuno è più fortunato di me!”  Ma questa gopî pensava: “Sono tutte uguali a Me?  Lui mi aveva detto che sono Io la più cara, ma qui mi accorgo che è solo un bugiardo: danza e canta con tutte.”  Perciò lei mostrò mana, rabbia causata da gelosia.  Allora Krishna l’afferrò e scomparve con Lei nel sentiero.  Le gopî iniziarono a cercarLo.  Cercando,  cercando, trovarono un paio di impronte,  affiancate da quelle di una kisori (ragazza adolescente). Alcune gopi capirono subito di chi erano quelle impronte, ma le sakhi (compagne) di Candravali non lo capirono.

 

anayaradhito nunam

bhagavan harir  isvarah

yan no vihaya govindah

prito yam anayad rahah

                                       Srimad-Bhag. 10.30.28

 

Le gopi pensarono: “Certamente questa gopi ha adorato meglio Sri Govinda; perciò Lui ci ha lasciate e ha preso soltanto Lei.”  Le servitrici di quella gopi riconobbero le Sue impronte e ne furono molto, molto felici: “Oggi Prabhu ha preso la nostra sakhi ed è scomparso.  Via via queste gopi sentivano crescere sempre più la loro ananda (felicità), mentre le altre soffrivano la separazione: “Le Sue impronte finiscono qui; dov’è andata?  Sicuramente quella gopi si è stancata, e perciò Lui l’ha sollevata portandola sulle spalle.”

Proseguendo, più avanti, le gopi notarono un posto dove sembrava che qualcuno si fosse seduto per terra; lì vicino c’erano dei fiori ed anche delle impronte di unghie nella terra: “Sembra che qui Krishna si sia alzato sulle punte dei piedi per prendere dei fiori, certamente per poterla abbellire.” Andarono ancora un po’ avanti e trovarono la sakhi  da sola, che si lamentava, e si dissero, “ Oh! Questa è la sakhi che Krishna ha preso con sè!”  Vedendo aumentare il Suo pianto, le altre gopi provarono simpatia per lei.  Per evitare che diventassero gelose di Lei, lasciandola da parte, Krishna se n’era andato per la Sua strada.

Tante e meravigliose sono le cose descritte nei capitoli 29-33 del Decimo Canto.  Alla fine le gopi  incontrano di nuovo Krishna. Lui si mostrò loro un po’ vergognoso dicendo: “Sakhi, vi sono certamente molto grato.”  Loro fecero una domanda sulla Sua reciprocazione d’amore e la Sua risposta fu molto bella.  Ma ora completiamo il sommario di saradiya-rasa.

 
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