La Vera Concezione di Sri Guru-Tattva |
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Srila Bhaktivedanta Narayana
Maharaja |
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Il
Mio Siksa-Guru e
Priya-Bandhu |
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Numero di pagine 70 | ||||
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In
questa sezione Srila Narayana Maharaja ricorda i suoi primi anni di associazione
con Srila Prabhupada prima che andasse in Occidente e i suoi giorni finali
con Lui a Vrndavan prima che entrasse nella nitya-lila. “Iniziai
a servirlo nel mio cuore e con tutto me stesso” Memorie
del primo incontro Swami
Maharaja era un carissimo amico del mio Gurudeva. A quel tempo era un
grhasta, molto bello. Nel 1940 dopo la partenza di Srila Bhaktisiddhanta
Sarasvati Prabhupada, quando ci fu la scissione della Gaudiya Matha (un
gruppo voleva far arrestare i Vainava più anziani ma poi il caso fu archiviato),
il nostro Gurudeva visitò la casa della famiglia di Swamiji ad Allahabad.
Rimase là con lui per quattro mesi. Divennero sempre più vicini e affezionati
l’un l’altro. Discutevano sempre della Bhagavad-gita e di tutti gli altri
argomenti che riguardano il guru-seva. Il mio Gurudeva usava parlarmi
di questo suo confratello, Abhaya Carana Babu. Mi diceva sempre come lui
fosse così caro a Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati fino dall’inizio. Mi
disse anche come il suo Gurudeva voleva che Swamiji scrivesse degli articoli
per l’Harmonist. Avevo già sentito parlare molto di lui, che era un caro
amico del mio Gurudeva e che era un buon scrittore ed un devoto qualificato.
Non lo avevo ancora visto di persona, ma vederlo con le orecchie è più
forte che vederlo con gli occhi. Ero
a Calcutta come servitore personale del mio Gurudeva nel 1947. Era l’inaugurazione
di un nuovo ramo della Gaudiya Vedanta Samiti a Ghosh Para Lane. Molti
Vaisnava come Srila Sridhara Maharaja, Srila Jajavara aharaja, Srila Puri
Maharaja e Srila Tirtha Maharaja erano presenti. Molte persone vennero
per vedere il mio Gurudeva per incontrarlo. Per risolvere molte cose sia
materiali che spirituali venivano dal mio Guru Maharaja. Il
nostro primo incontro fu durante una lezione data dal mio Gurudeva. Un
devoto grhasta era alla porta in fondo e Gurudeva, dopo averlo visto,
mi chiese di portarlo davanti. Era una grande assemblea. Quel devoto esitava
a venire avanti ma Gurudeva insistette che venisse subito davanti. Il
mio Gurudeva gli diede molto rispetto e lo fece sedere al suo fianco sulla
piattaforma. Io guardai il mio Gurudeva chiedendo in modo discreto: ‘chi
è costui?’. Al che mi rispose: “E’ Abhay Carana Babu, un discepolo molto
caro a Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada. Devi prendere nota
di lui, devi ascoltare da lui e dovresti servirlo.” A
quel tempo io solevo cucinare per tutti i Vaisnava: colazione, pranzo,
cena, tutto. Swamiji mi guardava e ne fu molto impressionato. Era così
felice nel vedere il mio servizio al mio Gurudeva. Mi fece delle domande,
da dove venivo, quando mi ero unito alla missione e fu molto contento
delle mie risposte. Anch’io fui molto impressionato ed attratto da lui.
Come indicò nelle sue lettere, dal primo momento che lui mi vide ci fu
dell’affetto tra di noi. Da quella volta iniziai a servirlo col mio cuore
e con tutto me stesso. A
quel tempo, nel 1953, iniziammo a stampare le nostre riviste, il Gaudiya
Patrika e il Bhagavata Patrika. Il nostro Gurudeva chiese a Swami Maharaja:
“Voglio stampare una rivista in lingua bengali e in altre lingue. Voglio
che tu scriva degli articoli per queste riviste.” In precedenza aveva
scritto degli articoli per l’Harmonist ed anche a quel tempo continuava
a scrivere molti meravigliosi saggi, spiegazioni della Gita e tante altre
cose. Scriveva così meravigliosamente da ricevere l’apprezzamento di tutti.
Egli sfidava tutto quello che era contrario alla pura bhakti; specialmente
la ‘Murgi Mission’. Lui chiamava così Ramakrsna perchè mangiavano galline.
Il nostro Guru Maharaja gli chiese di scrivere altri articoli come quelli,
per riformare i samskara e le istituzioni religiose. Srila
Vamana Maharaja nominò Swami Maharaja capo editore, il sanghapati. Sanghapati
significa capo del dipartimento editoriale, editore capo. Anch’io ero
nel sanga editoriale per la rivista in Hindi ‘Bhagavata Patrika’. Lui
di solito preparava degli articoli in Bengali e a volte anche in Hindi.
In genere scriveva in Bengali, ma quando scriveva in Hindi dovevo rivederlo
io perchè non era la sua lingua madre. Io correggevo o traducevo i suoi
scritti. Alla fine imparò a scrivere in Hindi, ma quello che scriveva
per il Gaudiya Patrika in Bengali, io lo traducevo in Hindi per poi essere
stampato nel Bhagavata Patrika. Swami Maharaja continuò a scrivere per
le nostre riviste per molti anni. Alcune delle edizioni originali sono
ancora oggi conservate alla nostra matha. “Per
favore vieni a vivere qui per sempre” Associandoci
insieme a Mathura Il
mio Guru Maharaja ed io eravamo qui quando Srila Prabhupada, o Abhaya
Carana Prabhu come era conosciuto a quel tempo, arrivò alla Kesavaji Gaudiya
Matha di Mathura. Io lo abbracciai e lui abbracciò me. Gli dissi: “Prabhu,
non ti lascierò andare da nessun’altra parte. Resta qui a leggere la Bhagavad-gita
e tutto il resto. So che non c’è nessuno che si prende cura di te. Io
mi prenderò cura di te. Per favore rimani a vivere qui per sempre. Non
voglio che tu te ne vada via.” Diventò così felice. Io gli assegnai una
stanza adiacente alla mia. C’erano solamente due stanze: la mia e la sua.
A quel tempo non c’era il mandira nella nostra matha. A quel tempo era
diventato povero. Non aveva nulla da mostrare per dire: “Questo è mio.”
Aveva solamente il suo corpo e l’atma. Non aveva paisa, nulla, solamente
delle copie di Back to Godhead, la Gita e tre o quattro volumi dello Srimad-Bhagavatam.
Questo è tutto conservato nella nostra libreria. Aveva solamente quelle
cose. Nessuna coperta, nessun baule, nulla. Fu così contento e anche Guru
Maharaja fu contento quando venne a stare con noi. Di
solito scherzavamo insieme. Fin da ragazzo io scherzavo con tutti. Lui
era per me come un amico non c’era aisvarya. Era molto più anziano di
me. In età e in ogni altra cosa era uguale al mio Gurudeva. Era una persona
molto rispettabile, una persona educata. Io non ero educato e non lo sono
ancora oggi poichè non ho qualità. Ancora non so perchè mi amava e mi
dava così tanta misericordia. Non trovavo nulla in me. Perchè anche oggi
vedo tante bellissime persone con buona memoria e tutti i tipi di virtù
e qualità a cui piaccio? Non lo so. Ma egualmente lui mi onorava. Io
scherzavo con lui dicendo: “Tu vorresti amare i tuoi figli e tua moglie,
ma loro non vogliono.” Uno dei suoi figli gli era contrario ed un altro
gli era in qualche modo d’aiuto, ma non voleva servirlo. Così io dicevo:
“Perchè non accetti il servizio di tutti noi? Non devi tornare indietro.
Andrò di porta in porta e farò in modo di procurarti il pane e tutto il
resto.” Noi
scherzavamo insieme al riguardo di molte cose. Come faccio ancora oggi.
A lui piaceva molto scherzare. Quando rideva era molto dolce. Scherzava
in un modo tutto speciale, con un leggero sorriso. Giocoso. Le sue labbra
si aprivano solo leggermente, non molto. Spesso
veniva nella mia stanza. Facevamo molte discussioni. Parlavamo di Prahlada-caritra
e del Decimo canto dello Srimad-Bhagavatam. Leggevamo molti di quei libri
insieme. Lui discuteva profondamente delle cose che poi scriveva nel Gaudiya
Patrika. A volte eravamo con uno, due, tre o cinque discepoli del mio
Gurudeva. Venivano anche degli alti ufficiali o importanti gentiluomini
di solito ad ascoltarlo. Essi dicevano: “ Swamiji è una persona molto
erudita!” Tutti lo glorificavano. Lui
leggeva lo Srimad-Bhagavatam parola per parola come ha poi fatto dando
la spiegazione nello Srimad-Bhagavatam e nella Caitanya-caritamrta. Durante
i nostri discorsi io non accettavo tutto, ponevo domande su domande, persino
al mio Gurudeva. Quello che dicevano, io lo accettavo ma con la logica,
come sastra-pramana, non ciecamente. Io ponevo molte domande. Gli altri
discepoli di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada a volte non riuscivano
a rispondermi. Mi dicevano: “Và dal tuo Gurudeva
lui soddisferà e placherà la tua sete, gli altri non possono.”
Con quel sentimento volevo sempre andare in profondità alle cose. Non
potevo accettare nulla senza prima aver fatto molte domande. Di solito
ascoltavo tutto molto pazientemente ma non accettavo ciecamente. Anche
Swamiji era così. Il nostro Guru Maharaja e lui erano degli uomini molto
logici. Con la logica spiegavano con forza tutte le cose. Alla
sera facevamo il sundara-arati insieme. Lui suonava sempre la mrdanga
in modo esperto ed io suonavo i karatala e cantavo. A lui piaceva molto
come cantavo e mi chiedeva sempre di cantare. Alcuni chiedevano: “Perchè
anche Swamiji non canta, anche lui ha una voce bellissima.” Io rispondevo:
“Ci sono state volte in cui interrompeva il canto perchè piangeva troppo.”
Proprio come nelle sue cassette registrate, ho sentito, gauranga bolite
habe, vande rupa sanatanau. In molti kirtan piangeva, aveva molto sentimento
e piangeva. “Devi
fare cose molto più importanti” Accettare
Sannyasa Avvenne
nel 1959. Parlavamo e lui diceva: “Quando Prabhupada mi diede l’iniziazione
io lessi uno sloka dello Srimad-Bhagavatam: “yasyaham anugrnami harisye
tad dhanama sanaih...”, Krishna porta via tutto a colui che prende rifugio
in Lui e riceve la Sua misericordia; Krishna porta via tutta la sua ricchezza,
tutto ciò che possiede e lo trasforma in mendicante. Allora egli dovrà
piangere, piangere e piangere ancora ed ancora. Quando sentii questo verso
ebbi paura di diventare un mendicante. Non ho mai cessato di cantare,
ricordare e fare servizio devozionale. Ecco perchè ho perso il mio impiego
alla Bengal Chemicals. Anche se ne avevo timore, tutto ciò che ho fatto
per diventare ricco è fallito.” Egli
era stato il direttore della Bengal Chemicals ed era così esperto che
fece una ditta sua, ma anche quella fallì. Arrivò ad Allahbad e aprì un
negozio molto grande dove Indira Gandhi e Jawarhlal Nehru di solito andavano
ad acquistare. Ma dopo un po' di tempo anche quello fallì. Intraprese
poi ancora altri piccoli affari, ma tutti fallirono. Allora venne qui.
Di solito ci siedavamo vicini e lui diceva: “Ciò di cui avevo paura ora
mi è piombato addosso, ora vedo che non posso fare queste cose ed avere
successo.” Io gli rispondevo: “Non devi più farle. Non sei una persona
che ha a che fare con questo mondo. Devi fare delle cose molto più importanti.
Krishna e il tuo Gurudeva vogliono che tu realizzi molte cose. Sei talmente
qualificato da poter predicare nei paesi occidentali.” Più
tardi, quando il mio Gurudeva arrivò da Navadvipa gli dissi: “Abhaya Babu
è tuo amico. Lui ti obbedirà perchè tu sei più anziano.” Guru Maharaja
era un sannyasi e Swamiji era nel grhastha-vesa. Chiesi al mio Gurudeva
di fare pressione affinchè accettasse sannyasa. Allora Gurudeva lo chiamò
e gli disse: “Narayana Maharaja e tutti gli altri ragazzi dicono che tu
dovresti prendere sannyasa. Anch’io sono di questa idea. Devi prendere
sannyasa, ciò sarà molto proficuo.” Lui
fu d’accordo ad accettare sannyasa e preparammo tutto per il giorno dopo.
Era l’auspicioso giorno di Visvarupa Mahotsava. Swamiji chiese: “Come
mi devo preparare?” Io risposi: “Non preoccuparti, preparerò tutto io.”
Così preparai il bahir-vasa, l’uttariya
e un danda con le mie mani. Gli insegnai come indossare tutte queste cose.
Il fuoco dello yajna fu fatto qui. Il nostro Guru Maharaja venne e anche
Akincana Krsnadasa Babaji Maharaja venne. Sesasayi Brahmacari, Kunja-bihari
Brahmacari e molte altre persone erano là presenti. Oggi molti di quei
devoti se ne sono andati. Anche Sanatana Prabhu prese sannyasa con Swamiji
e diventò Bhaktivedanta Muni Maharaja. Aveva novant’anni ed aveva detto
a Swamiji: “Se acconsenti a prendere sannyasa allora lo prenderò anch’io.”
Anche lui non è più con noi, si è riunito a Krishna nel suo servizio. Io
recitavo i mantra dello yajna. Akincana Krsnadasa Babaji Maharaja iniziò
a cantare Hare Krishna Hare Krishna, Krishna Krishna Hare Hare, Hare Rama
Hare Rama, Rama Rama Hare Hare. Swamiji aveva chiesto che il krsna-nama,
il kirtan dell’Hare Krishna maha-mantra, fosse cantato continuamente.
Guru Maharaja poi gli diede il sannyasa-mantra. Alcuni
pensano che il fatto di accettare sannyasa non abbia molto valore o non
sia molto importante; invece è così importante. Penso che se lui non avesse
preso sannyasa forse non avrebbe fatto ciò che ha fatto nei paesi occidentali.
Swami Maharaja stesso lo ha affermato nel suo Nettare delle Istruzioni.
In India tutti hanno molto onore per i sannyasi. Nel sannyasa uno lascia
qualcosa per ottenere tutto. Come viene spiegato nello Srimad-Bhagavatam:
mukunda-seva-vrata. Un sannyasi pensa: “Amo soltanto Krishna e Srimati
Radharani. Non conosco nient’altro.” Il sannyasa-mantra è molto d’aiuto
nel bhajana del gopi-bhava che Rupa Gosvami, Raghunatha dasa Gosvami e
tutti gli altri Gosvami hanno provato a darci. Penso che il gopi-bhava
sia superiore a tutte le cose migliori. Dare sraddha, dare harinama, dare
il Brahma-gayatri e dare il gopi-bhava, tra queste qual è la più importante?
Penso che tutto sia subordinato al gopi-bhava. E’ svarupa-laksana. Caitanya
Mahaprabhu venne per dare questo. E’ molto importante. Non pensate sia
un punto minore. Così Guru-Maharaja gli diede il gopi-bhava-mantra e il
sannyasa. “Sempre
come cari amici” Giorni
di Intimità al Radha Damodara Mandira Eravamo
confratelli prima di tutto come sannyasi. Lui era un discepolo sannyasa
del suo confratello Srila Bhakti Prajnana Kesava Maharaja. Io avevo preso
sannyasa prima di lui nel 1954 e lui prese sannyasa nel 1959. Tuttavia
io lo trattavo e mi comportavo come con il mio siksa-guru. Ma Swamiji
non mi trattò mai come discepolo. Sempre come un caro amico, sedendoci
sullo stesso seggio, cantando, ricordando, facendo il kirtana, a volte
facendo chapati. Di solito lui spianava i chapati ed io li mettevo sul
fuoco e poi li offrivamo. Ci siedavamo sullo stesso letto insieme. Io
gli diedi il mio chadar perchè non aveva chadar da mettere. C’era solamente
una copertina strappata. Fui fortunato di poterlo servire così, al Tempio
di Radha-Damodara. Al
Radha-Damodara per la maggiorparte del tempo lui scriveva lo Srimad-Bhagavatam
e altri articoli, si impegnava molto. Quando lo visitavo, lo assistevo.
Anch’io ero editore del Bhagavata Patrika e quindi avevo poco tempo. Di
solito andavo solamente là, non dappertutto insieme a lui. Prendavamo
prasada con i gosvami del Radha-Damodara. A volte facevamo il parikrama
del Radha-Damodara insieme, andavamo al samadhi di Jiva Gosvami, di Krsnadasa
Kaviraja Gosvami e specialmente a quello di Rupa Gosvami. Fin
dall’inizio lui aveva una forte sankalpata, determinazione, per andare
in occidente. Aveva coltivato questa idea già da lungo tempo. Srila Bhaktisiddhanta
Sarasvati Prabhupada ed anche il mio Guru Maharaja gli avevano detto di
predicare là. Ecco perchè traduceva in inglese la Bhagavad-Gita ed altri
libri. Scrisse con grande determinazione soltanto per quello scopo. Non
aveva nessun dilemma sul cosa fare. Ma quando risiedeva al tempio del
Radha-Damodara nel suo piccolo kutira, non aveva soldi, era al verde.
Così pensava e si preoccupava su come sarebbe riuscito ad andarci. Lui
pregava Radha-Damodara di portarlo in occidente. “Allora
presi la polvere dei suoi piedi e la misi sulla mia testa” Preparativi
e partenza per l’America Swami
Maharaja rimase a Delhi per un po' prima di partire per l’America. Aveva
pubblicato tre volumi dello Srimad-Bhagavatam. Quando stava stampando
e distribuendo i suoi libri, risiedeva là. Molte volte anch’io andavo
là per stare un po' con lui. Stavamo insieme nella sua stanza al tempio
di Chippiwada Radha-Krsna. Lui voleva predicare anche a Delhi. In seguito,
quando ritornò dall’America, mi mandò là a predicare. Quando
Swamiji era in procinto di partire per l’occidente, mi mise al corrente
di tutti i suoi piani di viaggio. Mi disse che gli era stato donato un
biglietto a Bombay su una nave da carico. Mi chiese di andare con lui.
Gli dissi che non potevo andare senza il permesso del mio Gurudeva il
quale mi aveva chiesto di dirigere la matha di Mathura. Lui mi disse:
“Ora vado”. Allora presi la polvere dei suoi piedi e la misi sulla mia
testa. Moltissime volte, anche prima di partire, mi chiese di scrivergli
e di mandargli i suoi libri. Venne e mi salutò. “Lo
tenne come un seme dentro di sè, altrimenti non avrebbe potuto predicare”
Gli
ultimi giorni a Vrndavana Swamiji
stava lasciando il corpo. Sicuramente era in madhurya-rasa. Perchè non
in sakhya-rasa come potrebbero dire altri? Non nego questo, perchè nel
madhurya-rasa c’è tutto. Nel madhurya-rasa sono inclusi tutti gli altri
rasa, vatsalya-rasa, sakhya-rasa. Così è possibile che tutto fosse in
lui. Non fu mai privo di sakhya-rasa. Ma Swamiji era certamente in madhurya-rasa,
perchè il suo sannyasa-guru, il mio gurudeva, gli diede il gopi-bhava-mantra.
Era certamente in madhurya-rasa perchè era come Rupa Gosvami, Jiva Gosvami,
Srila Bhaktivinoda Thakura, lo si capisce da ogni spiegazione che ci ha
lasciato nei suoi libri, era sicuramente in madhurya-rasa. R Potete
vedere il suo prema? Lo avete realizzato? Era in quel sentimento ma non
lo esternò. Lo tenne come un seme dentro di sè. Altrimenti non avrebbe
potuto predicare. Per questo motivo doveva nascondere tutti i suoi veri
sentimenti. Internamente si manifestavano se c’era uddhipana (stimolo).
Quando andò in occidente c’era uddhipana per la predica. “Questo corpo
materiale non è il vero sè; la Gita, Jagannath e tutto il resto.” Venne
a Vrndavana per sperimentare tutte queste cose ascoltando e cantando sempre
Hare Krishna, Hare Krishna. Alcuni potevano vedere il suo sentimento mentre
altri possono non averlo realizzato. Ci ha detto: “La mia casa è Vrndavana.”
Casa significa la cara casa, la vera casa. A Vrndavana lui lo realizzò.
Quando realizzò ciò divenne silenzioso e non disse più nulla. Il suo prema
era all’interno ma non si manifestava. Altrimenti sarebbe impazzito e
la predica si sarebbe fermata. Un rasika-bhakta sperimenta il suo corpo
vastu-siddhi. A volte si manifesta in questo corpo. A volte avviene così,
ma alla stessa maniera di Caitanya Mahaprabhu, lui lo controllava quando
le vijatiya (persone non qualificate) si avvicinavano. “Lacrime
scendevano dai suoi occhi così dolcemente. Stava
comportandosi come se non fosse stato un buon Vaisnava” L’incontro
Finale: 13 Novembre 1977 Quando
arrivai era silenzioso e c’erano dei ragazzi che cantavano Hare Krishna,
Hare Krishna ed alcuni sannyasi e altri mantenevano il silenzio. Improvvisamente
aprì gli occhi e fece così (indicandomi con gli occhi di avvicinarmi).
Era così entusiasta prima della morte, prima dell’ingresso nei krsna-lila.
Non parlava, ma quando mi vide era così felice. In
quel momento era molto malato. Disse ai suoi sannyasi più anziani e ad
altri là presenti: “Voglio incontrare solamente Narayana Maharaja.” Allora
loro vennero da me e mi chiesero: “Srila Prabhupada ti vuole, per favore
vieni.” Mi recai da lui subito, immediatamente. Cantavano molto lievemente
a bassa voce il mantra Hare Krishna nel tono di Prabhupada. Tutti potevano
vedere che Prabhupada ora non parlava. Nessuna parola. Io feci pranam
a lui, santya-pranam, poichè avevo visto che c’erano molte persone presenti
e non c’era spazio per fare i pranam completi. Allora lui mi vide e subito
mi disse: “O, Narayana Maharaja è venuto.” Voleva che mi sedessi ma io
andai da lui. Lui provò a sedersi ma io misi le mie mani avanti e dissi:
“Per favore resta disteso sul letto, io siederò qui.” Subito mi ordinò,
non ordinò ma mi pregò di andare vicino al letto, molto più vicino e disse:
“Voglio parlarti.” Volle che mi sedessi vicino all’orecchio. Velocemente
disse agli altri: “Portate una sedia.” Così presi la sedia e mi sedetti
più vicino al suo orecchio. All’inizio
cominciò a piangere. Si era sciolto. Dal profondo del cuore mi disse:
“Narayana Maharaja, puoi scusarmi? Sento che c’è un motivo.” Io gli dissi:
“Tu sei il mio siksa-guru e un puro Vaisnava. So che non puoi fare nulla
che non sia sulla via della bhakti. Così so che non hai fatto niente per
cui devi essere scusato.” Lui rispose: “Allo scopo di predicare ho detto
così tante cose che possono non essere giuste. In una delle mie lettere
anche, vedrai che ho risposto con forza, la risposta a quella lettera
qualcuno l’ha resa nota a tutti. Ho detto ai miei discepoli delle cose
che non avrei mai dovuto dire: ‘noi stiamo facendo prachar e loro (i miei
confratelli) no; loro sono kanistha adhikari e non predicano.’ Veramente
non avrei dovuto, l’ho fatto per predicare, per tentare di renderli (i
miei discepoli) qualificati e allontanarli dalle deviazioni. Dì agli altri
che ho compiuto questa offesa e chiedigli per favore di scusarmi. Provo
molto dispiacere per questo.” Swamiji ricordava queste cose. In
alcune circostanze i discepoli nella linea di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati
Thakura Prabhupada avevano manifestato il volere che nessuno avrebbe dovuto
accettare il nome Prabhupada. Sentivano di dover riservare questo onore
solamente per Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura. Alcuni di quei
discepoli di Prabhupada si sentirono in qualche modo offesi . Così Swamiji
aveva spiegato: “Io non l’ho fatto, ma i miei discepoli lo hanno fatto.
E’ sbagliato?” C’erano
anche altre cose forti che lui disse: “Nessun Gaudiya Vaisnava mi sta
aiutando, prendono solo maha-prasada e dormono. Non predicano, non fanno
nulla, si nascondono. A me lui aveva detto: “Sto predicando nel mondo
intero ma loro non fanno nulla per aiutarmi.” Ora in quel momento lui
ricordava tutto questo. “Non avrei dovuto dire così.” In
quel momento molti dei suoi discepoli sannyasi erano lì attorno mentre
lui faceva queste considerazioni, così molti stavano guardando. Lui disse:
“Non avrei dovuto dire tutte queste cose ma per la predica delle parole
sono uscite.” Io risposi: “Anche noi facciamo così. Così non hai sbagliato,
penso che tu non abbia fatto nulla di sbagliato. Tu hai detto ciò solo
per il beneficio della predica e per servire il tuo Gurudeva. Siamo tutti
indebitati con te. Non c’è questione. Conosciamo la predizione della Caitanya-caritamrta:
‘prthivite yaca nagaradi gram’. E’ un miracolo. Hai diffuso le Sue glorie
ovunque. Penso che non hai fatto nulla di sbagliato. Non c’è nulla di
cui scusarti. Ma riferirò la tua richiesta ai Vaisnava anziani e ci sarà
pace.” Lacrime vennero dai suoi occhi, così dolcemente. Stava comportandosi
come se non fosse stato un buon Vaisnava. Era come Narottama dasa Thakura
e Srila Bhaktivinoda Thakura. Disse:
“Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada ha detto che dovevamo predicare
in Europa ed in America. Quello era il suo desiderio. Ed un altro suo
desiderio era di lavorare insieme uniti nella predica. Io non ho perso
un singolo momento. Ho fatto del mio meglio ed in qualche modo è stato
un successo.” La sua voce era interrotta dall’emozione. “Se potessimo
lavorare congiuntamente, allora come Sri Caitanya Mahaprabhu disse: il
sankirtana ha grandi possibilità.” In
quel momento lui mi disse: “Come a dei bimbi, io ho detto loro di non
mischiarsi con gli altri, i Gaudiya Vaisnava, i miei confratelli, i discepoli
di Prabhupada. C’erano sicuramente delle ragioni. C’erano dei devoti non
qualificati tra i confratelli che hanno fatto delle cose sbagliate. Ecco
il perchè, per salvare i miei giovani discepoli da quella influenza, questa
è la ragione per cui l’ho fatto.” Io risposi: “Dal mio punto di vista
penso che sia stato giusto. Per il beneficio della predica qualcosa del
genere può essere detta. Penso che tu sia il mio siksa-guru. Qualunque
istruzione tu mi dai, io la seguirò con assoluta sincerità. Non c’è nulla
per cui ti debba scusare Dall’altra parte dacci le tue benedizioni. Ne
abbiamo bisogno. Se qualcuno si è sentito offeso dalle tue azioni, è un
suo errore. Devi stare tranquillo.” Dopo
questo lui aggiunse: “Voglio che tu ti prenda cura di tutti i miei discepoli.”
Me lo disse in bengali. “Voglio che siano dei devoti buoni e qualificati.”
Voglio che tu li aiuti tutti.” C’erano tanti discepoli di Swamiji là,
così in bengali lui disse: “Ho preso nella mia rete tante scimmie occidentali.
A volte litigano come loro. Sono ancora molto giovani ed inesperti, così
ti chiedo, che dopo la mia partenza tu li aiuti in ogni aspetto.” Io esitai,
considerando che l’ordine veniva dal mio siksa-guru e tutte le sue implicazioni.”
Prese entrambe le mie mani nelle sue e mi guardò profondamente chiedendomi
di promettere di aiutare. Io gli dissi: “Ti prometto che in accordo alla
mia abilità e al mio Bhaktisiddhanta-tattva, sarò sempre pronto ad aiutarli
come tu hai chiesto.” Dopo
questo io dissi ancora: “Vorrei dire loro qualcosa ed è ...” Swami Maharaja
subito fu ispirato e disse loro: “O, venite tutti qui.” Chiamò tutti gli
altri: “Venite vicino e ascoltate Narayana Maharaja. Dovete tenere nel
vostro cuore ciò che lui vi sta dicendo.” Allora io dissi a tutti: “Non
pensate che Swamiji vi stia lasciando qui in questo mondo, lasciando il
corpo. Gurudeva è eterno. Lui è un autentico guru e Vaisnava. Dovete provare
a predicare la sua missione sempre più entusiasticamente. Ma se vi occupate
di cose materiali, vi troverete a litigare per il nome, la fama ed il
guadagno materiali. Non seguirete gli insegnamenti, siksa, di Swamiji.
Non seguirete la sua missione. Allora sbaglierete. Non seguite il vostro
swartha, il vostro interesse personale. Abbandonate queste cose. E per
predicare la sua missione e servire Swamiji, dovreste unirvi a tutti i
devoti. Non cercate motivi futili per poi litigare con gli altri. Non
cercate dei piccoli errori negli altri per poi poterli allontanare da
questa missione. Provate a comportarvi come amici, con fratellanza e poi
potrete predicare. Se avete delle difficoltà con tutte queste cose allora,
come Swamiji mi ha detto, mi ha chiesto, potete venire da me ed io proverò
ad aiutarvi dal cuore, dal profondo del mio cuore.” Tutti mi ascoltarono.
E’ stato registrato su cassetta, ma ora non mostrano tutto questo. In
seguito Swamiji mi disse: “Ti prego di mettermi nel mio samadhi con le
tue stesse mani. Non voglio avere il samadhi dalle mani di nessun altro.
Penso che tu sia la persona giusta. Dopo il mio samadhi potrai celebrare
il mio festival di separazione, viraha-mahotsava. Dovrai dare delle somme
di denaro a tutti i sette templi principali di Vrndavana e a tutte le
Gaudiya Matha. Dipende da te quanto, $ 201, $ 1001, in accordo alla tua
discrezione. Loro dovranno tutti ascoltarti e in base ai tuoi consigli,
predisporre di pagare. Fà un mahotsava festival a Mathura ed invita i
Vaisnava anziani alla festa, invita anche tutti i Vaisnava di Vrndavana.
Fà questo per me. E ancora ti dico che devi sempre aiutare i miei devoti.” “Il
desiderio di Swamiji era specialmente quello di andare a Govardhana” Govardhana
è il Miglior Luogo a Vraja sia per i Sadhaka che per i Siddha Quando
Krishna va a Govardhana con i Suoi amici, bevono l’acqua, mangiano i frutti
e portano le loro mucche al pascolo. Girano in maniera spensierata
gioiendo dei loro giochi. Giriraja fornisce i kunja, le caverne,
l’acqua, i frutti e i fiori per il servizio a Krishna. E’ sempre pronta
a fare qualsiasi servizio per Krishna. I cespugli e gli alberi che si
trovano nei kunja di Govardhana sono in realtà i suoi peli che si rizzano
dall’estasi. Cosa sono le cascate e l’acqua di Govardhana? Sono le sue
lacrime d’amore quando piange nell’estasi di krsna-prema. Tutto a Govardhana
è saturo di krsna-prema. E quando Radha-Krsna vi svolgono i loro passatempi,
anche se in un luogo nascosto, Govardhana vede. Perciò Giriraja Govardhana
riceve il massimo della misericordia da Radha e Krishna. Alcuni
devoti adorano Govardhana come forma di Krishna Stesso, ma nella Gaudiya
sampradaya l’adoriamo come grande devoto, non come Bhagavan, perchè come
devoto può concedere il prema-rasa che là si manifesta. Se fosse Bhagavan,
non potrebbe dare quel prema che Radhika e le sue amiche e persino i suoi
devoti possono concedere. Perciò i devoti aspirano sempre ad andare a
Giriraja Govardhana, che è il testimone dei passatempi di Radha-Krsna. I
devoti sanno che Giriraja Govardhana può concedere quel prema che è gustato
da Sri Sri Radha-Krsna e che Sri Caitanya Mahaprabhu è disceso a distribuire
ed a gustare Egli Stesso. Perciò anche Swamiji, come Rupa Goswami, Srila
Bhaktisiddhanta Sarasvati Gosvami Prabhupada ed il mio adorabile Gurudeva,
Srila Bhakti Prajnana Kesava Gosvami Maharaja, voleva risiedere vicino
a Govardhana. Govardhana è il luogo migliore a Vraja sia per i sadhaka
che per i siddha. Se un sadhaka non ha prema e fa il bhajana là, avrà
prema e se un devoto perfetto va là, gusterà i nitya-lila di Radha-Krsna.
Riceverà anche il darsana del sentimento mahabhava che è più caro a Radha-Krsna
a cui egli aspira. Ciò non si può ottenere in nessun altro luogo. Nei
suoi ultimi giorni Swamiji espresse la sua vera intenzione: “Govardhana,
per favore dammi la residenza vicino a te.” Il desiderio di Swamiji era
specialmente di andare a Govardhana. In tutta Vraja-mandala, Gokula è
la migliore perchè Gokula è dove Krishna nacque dal grembo di Yasoda e
dove compì i Suoi passatempi dell’infanzia. A Gokula c’è una moltitudine
di mucche, gopi e gopa. E il gopa principale è Krishna. Lui risiede a
Gokula che include Nandagrama, Varsana, Kamyavana e Vrndavana. In tutta
Gokula Vrndavana è la migliore e in Vrndavana Govardhana è la migliore.
In tutta Govardhana, i due occhi, il Radha-kunda e il Syama-kunda sono
i migliori. I passatempi più dolci e più attraenti di Sri Sri Radha-Krsna
avvengono là. Swamiji voleva andare a Govardhana perchè là si svolge uno
speciale rasa-lila, il migliore tra tutti i Loro passatempi. Un krsna-lila
molto attraente avviene a Giriraja Govardhana. Io prego: “Ehi Giriraja,
per favore soddisfa il mio desiderio di vedere questi passatempi.” Giriraja
Govardhana è il nostro rifugio principale perchè prema-bhava
là è più elevato “Swamiji
Venne per Gustare questo Pinnacolo di Prema e per Distribuirlo ai Residenti
di questo Mondo” Anche
Swami Maharaja voleva andare a Govardhana con la stessa idea in mente.
Il desiderio principale ed ideale della sua vita era di dare questo prema
al mondo, ma prima dovette impegnarsi a lungo nel tagliare la giungla
e predicare la vaidhi-bhakti. Egli desiderava tradurre interamente lo
Srimad-Bhagavatam per descrivere elaboratamente i passatempi narrati nel
Decimo Canto. Ma Bhagavan non acconsentì e lo chiamò nel Suo nitya-lila.
Forse Krishna non voleva che rimanesse più a lungo in separazione da Lui.
Perciò il desiderio di Swamiji di andare a Govardhana fu soddisfatto dal
richiamo di Bhagavan indietro a Giriraja Govardhana a Goloka Vrndavana.
Giriraja Govardhana è il nostro rifugio principale perchè prema-bhava
là è più alto. Swamiji venne per gustare questo pinnacolo di krsna-prema
e per distribuirlo ai residenti di questo mondo. “Egli
andò là con la sua anima e con tutte se stesso, con il corpo trascendentale” “Il
suo ultimo desiderio fu questo. Questa è la vera gloria di Swamiji.” Chi
è più intelligente, vorrà servire Radha e Krishna Coniugali sulle rive
del Radha-kunda, vorrà essere là,
se non con il corpo, vorrà viverci con la mente, con il cuore,
egli è il migliore. E coloro che sempre meditano così , sono come Raghunatha
dasa Gosvami, Jiva Gosvami, Gopala Bhatta Gosvami, Raghunatha Bhatta,
Krsnadasa Kaviraja Gosvami, tutti vivono là, vi hanno un posto permanente.
Siete andati là? Se vi siete andati con un devoto di alta classe, potete
sedervi là. Là c’è tutto. Ci sono anche i Pandava e Draupadi che svolgono
aradhana alle gopi. Sono tutti intelligenti. E chi è veramente sempre
là con il corpo trascendentale sotto la guida di Rupa e Rati-manjari e
le altre, servendo Srimati Radhika, a volte Radha-Krsna Coniugali, loro
sono i supremi. Noi vogliamo seguirli. Rupa Gosvami vuole seguirli. Anche
Raghunatha dasa Gosvami, tutti, anche Swamiji. Ho
sentito da molti devoti di Swamiji che all’ultimo, alcuni giorni prima
della sua partenza lui lo desiderava: “Portatemi al Radha-kunda. Voglio
andare là ora. Voglio andare al Radha-kunda. Portate un carro con i buoi.
Voglio andare con quello. Andrò là con il carro trainato da buoi come
fa Nanda, Yasoda come tutti i Vraja-vasi e le gopi.” Ma era sotto controllo,
non potè andare. Nessuno però può veramente controllarlo, io lo so. Lui
andò là con la sua anima e tutto se stesso, con il corpo trascendentale.
Lui è sempre là, tra Rupa, Sanatana, Raghunatha fra i loro tadanuragi
jananugami (quei puri Vaisnava che seguono le orme degli eterni Vraja-vasi
che sono devoti ragatmika). Lui è là come jananugami. Il suo ultimo desiderio
era questo. Questa è la vera gloria di Swamiji. Se qualcuno non percepisce questa sua gloria, allora è uno stupido perchè non sta toccando veramente la gloria di Swamiji. Loro non possono glorificarlo. Se qualcuno vuole glorificarlo parlando delle sue qualità, del suo elevato amore ed affetto per Srimati Radhika in particolare, gli direbbero: “Oh, sei un sahajiya.” Loro vogliono che tutte le persone di alta classe, gli uttama-bhagavata scendano giù al piano di kanistha-adhikari, perchè non hanno idea. Io so che Swamiji voleva essere là per sempre e servire, perchè egli realizzò questo poema di Srila Rupa Gosvami (Sri Upadesamrta). |
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